Sanità, Francesco Rocca: “In sei anni chiusi 16 ospedali e case di cura pubbliche”

Sotto la spinta di un indebitamento fuori controllo prosegue nel Lazio la moria di ospedali e case di cura pubbliche

Regione

L’agonia degli ospedali e delle case di cura pubbliche nel Lazio non ha trovato pause. La tendenza netta e incontrovertibile è certificata dal fatto che negli ultimi sei anni, vale a dire tra il 2011 e il 2017, la sanità regionale ha perso un totale di 16 strutture compromettendo in modo significativo la qualità del servizio e di assistenza di un territorio tra i più grandi e popolosi d’Italia.

Sotto la spinta di un indebitamento fuori controllo prosegue nel Lazio la moria di ospedali e case di cura pubbliche

A mettere il dito nella piaga del progressivo svuotamento della sanità pubblica nel Lazio è il presidente della giunta regionale, Francesco Rocca, eletto nello scorso mese di febbraio 2023 con poco meno di un milione di voti. Il problema delle chiusure è di antica data, ma continua a peggiorare sotto la spinta di un indebitamento che ha oltrepassato quota 22 miliardi di lire e messo, di fatto, in ginocchio le disastrate casse dell’ente territoriale. Le Aziende sanitarie locali (Asl) hanno regolarmente coperto l’esposizione debitoria degli ospedali provocando, oltre alla chiusura di moltissime strutture, un ulteriore impoverimento del livello delle prestazioni erogate a beneficio degli utenti.

Senza ulteriori aiuti, pertanto, la sanità del Lazio, al pari di molte altre regioni d’Italia a iniziare da quelle del meridione, non potrà ripartire anche perché le poste di bilancio sono inserite in un piano di rientro del debito che contempla solo riduzioni di spesa e non di certo nuovi investimenti.

Un’opportunità per il rilancio di 135 “Case di Comunità” e 36 “Ospedali di Comunità” potrebbe venire dalla terza tranche degli aiuti varati dall’Unione europea con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) nell’ambito della cosiddetta missione salute. Finanziamenti in parte utilizzabili a fondo perduto, e quindi da non restituire, ma che trovano un ulteriore ostacolo difficilmente superabile nel breve periodo. “Queste strutture – puntualizza Rocca – rischiano di diventare delle cattedrali nel deserto” perché, per farle funzionare, poi, servono medici e infermieri che, in parte scarseggiano, ma che da un punto di vista contabile rappresentano un problema non essendoci, in bilancio, fondi per assumerli.

Nel frattempo la Regione Lazio punta a ridurre sprechi e liste d’attesa attraverso un impiego massiccio dello dell’innovazione tecnologica e della digitalizzazione. Rientrano in questo ambito la ricetta dematerializzata, ma anche l’acquisto di nuove apparecchiature di diagnosi. In fase di avvio è anche l’introduzione di un sistema informatizzato per l’individuazione in tempo reale delle disponibilità dei posti letto in degenza. Ricerca che, in molti casi, viene ancora effettuata via fax.