Labur: “Ancora in alto mare la riapertura dei chioschi sulla spiaggia di Castel Porziano”

Dalla lettura dell'ultima concessione pubblicata, Labur evidenzia come sia tuttora molto lontana dall'essere risolta la questione della riapertura dei chioschi di Castel Porziano, sequestrati da tempo

castelporziano

Ostia: dopo 20 anni di mancato rinnovo, esattamente il 22 giugno scorso, a seguito della denuncia di Labur, il Comune di Roma è dovuto intervenire per regolarizzare la propria concessione demaniale marittima richiesta dalla Convenzione del 1965, con la quale la Presidenza della Repubblica aprì ai Romani i famosi Cancelli di Castelporziano, e risulta evidente da tutto questo che la riapertura dei chioschi sulla spiaggia omonima è ancora molto lontana.

Dalla lettura dell’ultima concessione pubblicata, Labur evidenzia come sia tuttora molto lontana dall’essere risolta la questione della riapertura dei chioschi di Castel Porziano, sequestrati da tempo

Dalla lettura del documento si evidenzia dunque il doppio ruolo del Comune di Roma, che ancora è di fatto lontana dal risolvere la questione della riapertura dei chioschi di Castel Porziano, dopo aver sequestrato i chioschi.

Da quanto si può notare leggendo la concessione, appaiono al momento evidenti varie irregolarità contenute nel testo che ne potrebbero determinare l’annullamento e che nel dettaglio interessano i cinque chioschi che da alcuni mesi sono stati messi sotto sequestro.

Per chi volesse consultarla, riportiamo il documento ufficiale della concessione in questione (apri in un’altra pagina web).

Si tratta di una materia e di una questione estremamente tecnica e quindi andiamo a spiegare nel dettaglio alcuni termini utilizzati nel documento che potete consultare cliccando sulle parole chiave poco sopra, colorate d’arancione.

Per “convenzione” si intende un qualsiasi accordo raggiunto fra due o più parti, ciascuna delle quali si obbliga a mantenerne i reciproci impegni.

Per ‘concessione‘ si intende un provvedimento amministrativo con cui la gestione di un bene viene trasferita ad un’altra parte, privata o pubblica

Nel caso specifico dei chioschi presenti a Castelporziano si parla di concessione demaniale marittima riferita al “demanio marittimo”, che non riguarda solamente la spiaggia ma una precisa area perimetrata dall’Autorità Marittima.

Labur analizza la questione partendo dalle origini: “Nel 1965 il Presidente della Repubblica Giuseppe Giuseppe Saragat aveva firmato una convenzione con il Comune di Roma per permettere ai romani di utilizzare quel tratto del litorale poi identificato come i ‘Cancelli’.

“Il Comune di Romaprosegue Laburaveva l’obbligo, all’interno della convenzione, di ottenere una concessione da parte dell’Autorità Marittima – ossia la Capitaneria di porto – per poter gestire il relativo demanio marittimo”.

Labur arriva dunque in epoca più recente, descrivendo la situazione che si è venuta a creare negli anni: “Successivamente, arrivati  al 1999, le competenze sul demanio marittimo – ma solo per quanto riguarda le finalità turistico ricreative sono passate alle Regioni e da queste ai Comuni costieri con una sub-delega”.

Ma, nonostante questo, la spiaggia di Castelporziano è sempre rimasta – rammenta Labur – un’area di competenza della Capitaneria di porto in quanto dotazione del Presidente della Repubblica.

E Labur dunque arriva a spiegare l'”inghippo” che ha portato il Comune di Roma ad accumulare un enorme debito nei confronti dello Stato: “Confondendo le competenze, il Comune di Roma non ha poi più rinnovato e quindi non ha pagato la concessione allo Stato dal lontano 2001, che è il termine dell’ultima concessione, credendo di avere in sub-delega anche la spiaggia di Castelporziano, commettendo un errore. Detto questo, allo stato attuale la legge prevede l’impossibilità di concedere nuovamente al Comune di Roma quella spiaggia fino a quando non avrà estinto il suo debito pregresso nei confronti dello Stato. Tutto questo vale sia per i concessionari privati e, a maggior ragione, dovrebbevalere per quelli pubblici”.

“Il Municipio Roma X, che per decentramento amministrativo gestisce per conto del Comune di Roma la sub-delega al demanio marittimo in questione, ha invece annunciato, spiega Labur, l’ottenimento di una nuova concessione datata 22 giugno di quest’anno come un successo quando invece si tratta di un’ammissione di colpa”.

Focus sull’ultima concessione

Labur entra nel dettaglio dell’ultima concessione: “L’ultima concessione rilasciata dalla Capitaneria di porto al Comune di Roma per Castelporziano non è quella indicata nel dispositivo con il n.124/1995 (valida fino al 31.12.1997), bensì quella valida dal 01.01.1998 al 31.12.2001, come affermato anche dall’Arch. Stefano Turnassi “in qualità di dipendente di Roma Capitale, nominato con Ordine di Servizio n. 21 del 03.04.2023 per la predisposizione degli atti propedeutici al rilascio della Concessione demaniale a favore di Roma Capitale relativa alla spiaggia di Castel Porziano. E questa è una delle irregolarità dell’atto. Oggi, la superficie del demanio marittimo concessa al Comune di Roma va dalla linea di costa fino alla litoranea, includendo di fatto i 5 chioschi sottoposti a sequestro da parte dell’autorità giudiziaria. È bene ricordare che fino al 2001 le uniche infrastrutture associate alla concessione erano i 9 fabbricati adibiti a servizi igienici, pronto soccorso, posto di polizia e direzione di spiaggia. I 5 chioschi, inizialmente strutture amovibili, furono edificati in muratura (senza permesso di costruire) nel 1981 in deroga alla distanza prevista dei 300 metri dal mare e mai inseriti nella concessione del Comune di Roma”.

La questione  dei chioschi, un affare intricato

Da questi eventi si arriva poi all’arrivo dei chioschi: questi ultimi, spiega Labur, “Entrarono in convenzione con il Comune di Roma nel 2002 fino al 2014, anno in cui si è aperto il contenzioso sfociato nel recente sequestro. Non è affatto scontato, come si legge da giorni, che i chioschi ottengano di riflesso il proseguimento della convenzione interrottasi nel 2014 a seguito della nuova concessione ottenuta dal Comune di Roma. Infatti nella nuova concessione si legge: “la presente licenza è inoltre subordinata, oltre che alla disciplina doganale e di pubblica sicurezza, alle seguenti condizioni speciali: gli effetti del presente titolo restano subordinati all’esatto adempimento delle prescrizioni impartite dall’Autorità Giudiziaria nell’alveo dei procedimenti penali in corso … fatta salva la vigenza dei provvedimento cautelari reali disposti dall’Autorità Giudiziaria su singole porzioni delle aree o dei manufatti oggetto della concessione“.

Ecco perchè, da tutto questo, Labur fa alcune riflessioni: “Dunque, le sorti dei chioschi di Castelporziano sono in mano alla Procura di Roma che ha espressamente dichiarato illegittima la presenza dei chioschi su demanio marittimo per assenza di titolo.Premesso che non esiste la perimetrazione del demanio marittimo nell’area di Castelporziano adibita a pubblica fruizione, la nuova concessione lascia intendere che i chioschi siano inclusi nel demanio marittimo in quanto indicati esplicitamente nella licenza, cosa che però non era fino al 2001 (dopo il 2001, lo ricordiamo, non esistono altre concessioni)”.

A sequestro avvenuto, dunque si aprono due scenari, tratteggiati in questo modo da Labur: 1) I 5 chioschi erano su demanio marittimo e quindi ne viene validato il sequestro, con la conseguenza che non è possibile per legge riaffidarli ai precedenti titolari fino a sentenza. Inoltre, dovrebbero essere affidati non più tramite convenzione, ma tramite l’articolo 45bis del Codice della Navigazione – affidamento ad altri soggetti delle attività oggetto della concessione, in questo caso la somministrazione di cibi e bevande – 2) I 5 chioschi non erano su demanio marittimo e dunque si archivia il procedimento penale. Questo emergerebbe dal fatto che i 5 chioschi (in muratura) non sono mai indicati nelle concessioni e che il Comune di Roma ha previsto dal 2002 una convenzione e non il ricorso al citato articolo 45bis. In tal caso, servirebbero tante scuse e il pagamento dei danni (emergente e lucro cessante) ai titolari dei chioschi”.

Le conclusioni

In conclusione a queste vicende, Labur racconta gli ultimi sviluppi della questione: “Tutto è in mano al Pubblico Ministero della Procura di Roma, Pierluigi CIPOLLA, titolare del procedimento penale, e in quelle della Guardia di Finanza che si è occupata delle indagini (nelle quali è lo stesso Comune di Roma ad esser stato chiamato come ausiliario tecnico). Di certo il Comune di Roma non è parte affidabile, primo perché è il vero abusivo (da 20 anni) sulle spiagge di Castelporziano, secondo perché da una parte ha contribuito che i chioschi fossero sequestrati durante la fase delle indagini e dall’altra li ha reinseriti nella nuova concessione.Resta l’incognita del ruolo della Capitaneria di porto di Roma, che appare come un ‘mediatore‘ tra le parti in causa, ma che dovrebbe con fermezza far rispettare il Codice della Navigazione. Non pervenuta la Presidenza della Repubblica, che, da un carteggio di cui LabUr è in possesso, neppure era a conoscenza dell’obbligo della concessione da parte del Comune di Roma, scritto invece a chiare lettere nella convenzione”.