Tivoli, sequestrati beni a 4 furbetti del badge: gli assenteisti dipendenti del Parco Lucretili

Per quattro maghi del badge la finanza ha eseguito altrettanti sequestri preventivi: 35 in tutto gli indagati

Sequestrati su ordine della procura di Tivoli beni per quattro furbetti del badge dipendenti del Parco regionale dei Monti Lucretili. Insieme ad altri cinque colleghi erano finiti sotto inchiesta a dicembre per aver attestato presenze in ufficio, con base a Palombara Sabina, mentre sbrigavano faccende personali.

Per quattro maghi del badge la finanza ha eseguito altrettanti sequestri preventivi: 35 in tutto gli indagati

In vista della chiusura del procedimento penale il procuratore capo di Tivoli Francesco Menditto ha chiesto e ottenuto il sequestro preventivo di beni pari alla presunta somma sottratta dai dipendenti alla Regione Lazio col raggiro delle false presenze.

Durante l’indagine erano stati stanati 35 impiegati assenteisti e remunerati: alcuni si erano allontanati solo per pochi minuti per altri certificare la presenza al lavoro per sbrigare impegni personali era invece la prassi. Come per i destinatari della misura, la cui posizione – va ribadito – dovrà essere valutata ancora dai giudici.

Secondo gli accertamenti chi andava a casa, chi in gioielleria o dal parrucchiere. Per 9 di loro la procura di Tivoli lo scorso dicembre aveva fatto scattare altrettante misure cautelari con divieto di dimora con l’accusa di truffa ai danni della Regione Lazio e false attestazioni.

Un divieto che nelle intenzioni dei magistrati non avrebbe consentito ai dipendenti pubblici di proseguire nel raggiro.

I motivi della misura

Secondo il Gip “l’attività d’indagine, davvero capillare, ha permesso di ricostruire il fenomeno, che risulta allarmante, perché non solo rappresenta una frode del soggetto pubblico ma incide anche (e, forse, soprattutto) sulla quantità e qualità dei servizi offerti.
Servizi che sarebbero stati “inficiati dall’assenza, di fatto, dei soggetti che avrebbero dovuto materialmente erogarli o che avrebbero dovuto garantirne la regolare e puntuale erogazione”.

Gli indagati – in base alla ricostruzione del gip – avrebbero “violato, pertanto, il rapporto fiduciario con la pubblica amministrazione e questi, anziché rispettare gli impegni lavorativi assunti, con meccanismi ben collaudati, hanno attestato la loro presenza fittizia sul posto di lavoro nel mentre si trovavano in tutt’altro luogo