Roma, 25enne compra kit della morte sul web. Si indaga per istigazione al suicidio

Il giovane aveva comprato per 460 euro il kit della morte sul web. Aperto un fascicolo 

Palazzo di giustizia
L'ingresso di piazzale Clodio

Quattrocentosessanta euro per morire, comprese le spese di spedizione. E’ la cifra che un 25enne romano di origini peruviane ha bonificato per comprare online un kit per il suicidio. La morte il 24 ottobre del 2021, il giorno dopo aver ricevuto il pacco con i farmaci mortali.

Il giovane aveva comprato per 460 euro il kit della morte sul web. Aperto un fascicolo

Sul caso il pm della procura di Roma Eugenio Albamonte ha aperto una inchiesta ipotizza il reato di istigazione al suicidio che torna di attualità dopo che qualche giorno fa un 57enne canadese, Kenneth Law, è finito in manette con l’accusa di aver venduto via web in 40 paesi del mondo, Italia inclusa, più mille kit della morte con annesso manuale per il suicidio.

L’uomo un sedicente chef, è accusato di “consulenza e aiuto” al suicidio, inquadrato in Italia nel reato di istigazione al suicidio. Le indagini, come ha riferito la polizia, sono cominciate dopo la morte improvvisa di una persona a Toronto che aveva ingerito una sostanza letale.

Una circostanza analoga a quella del 25enne trovato morto a Roma, nel quartiere San Giovanni, sulla terrazza condominiale. La madre lo cercava da due giorni. Erano stati i carabinieri a scoprire nei suoi ultimi contatti mail l’acquisto del kit, dall’autopsia la conferma.

Il giovane nei precedenti alla morte aveva contattato più venditori di kit letali. Poi aveva raggiunto l’accordo con uno, rimasto per ora sconosciuto.

La procura intende accertare ora se ci siano collegamenti con il canadese. Per ora non ci sono conferme.

Ad occuparsi del caso per la famiglia del 25enne morto suicida l’avvocato Giuseppe Rombolà: “Si vende la morte sul web. Guadagni facili su chi è in difficoltà. Si scopre un mondo agghiaccianti”.

Ad uccidere il giovane una dose di nembultal, un barbiturico letale. Ci sono siti che addirittura ne pubblicizzano la vendita. Va invece ricordato che in caso di malessere o peggio di depressione profonda va sempre chiesto aiuto, anche in maniera estenuante,  al proprio medico, alla Asl, a gruppi di volontariato, senza mai ad arrivare a soluzioni drastiche.