Covid, l’allarme del Gimbe: “Mascherine e quarta dose priorità per evitare lockdown”

L'allarme deriva dall'analisi degli ultimi dati di luglio a livello italiano riguardo all'andamento del Covid

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La situazione di forte rialzo di tutti gli indicatori pandemici relativamente al Coronavirus mette in allarme il sistema sanitario: sono ben 38 le province con oltre 1.000 casi per 100.000 abitanti.

L’allarme deriva dall’analisi degli ultimi dati di luglio a livello italiano riguardo all’andamento del Covid

Questo è quanto emerge dal monitoraggio della Fondazione Gimbe nella settimana 29 giugno-5 luglio in base a cui Diventa rischioso rimandare la quarta dose all’autunno con i vaccini aggiornati di cui ad oggi non si conoscono gli effetti sulla malattia grave, senza la quarta dose e l’uso costante della mascherina adesso si rischia il lockdown”.

Bisogna usare la mascherina ed accelerare la somministrazione della quarta dose nei pazienti vulnerabili – sottolinea il presidente Gimbe, Nino Cartabellotta. Tutto questo è indispensabile per contenere la circolazione virale utilizzando le mascherine al chiuso. Infatti, al di là della scelta individuale di dichiarare alle autorità sanitarie la propria positività, l’isolamento domiciliare non è sinonimo di asintomaticità e bisogna chiedersi quanto costa al Paese un’elevata percentuale di popolazione sintomatica e/o isolata a domicilio per Covid, che peraltro rischia di determinare un lockdown di fatto su vari servizi, inclusi quelli turistici”.

Proseguendo, Cartabellotta spiega che si assiste, in questo mese di luglio, ad una “Crescita esponenziale dei contagi, che non contabilizza il sommerso dei casi non dichiarati”. Quarte dosi al palo e con grande differenze regionali nelle coperture ed inoltre c’è un’alta percentuale di popolazione sintomatica o isolata, che rischia di determinare un ‘lockdown di fattò su vari servizi, inclusi quelli turistici.”

Dal 29 giugno al 5 luglio, i ricoveri con sintomi sono stati 8.003 rispetto a 6.035 della settimana precedente, ovvero +32,6%, e le terapie intensive 323 rispetto a 237, pari a +36,3%.

Sono aumentati anche i decessi, che sono stati 464 rispetto a 392 della settimana precedente, in aumento del 18%. Lo rileva il nuovo monitoraggio della Fondazione Gimbe.

“Ci sono fondati motivi di preoccupazione”, seguita il presidente Nino Cartabellotta, anche perché “l’occupazione dei posti letto è destinata ad aumentare nelle prossime settimane”.

Il focus sulla situazione degli ospedali

Sul fronte degli ospedali – dichiara Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – i posti letto occupati in ‘area critica dal minimo di 183 del 12 giugno sono saliti a 323 il 5 luglio. In area medica, invece, dal minimo di 4.076 dell’11 giugno, sfiorano il raddoppio salendo a quota 8.003 il 5 luglio. Al 5 luglio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 12,5% in area medica, ma va dal 6,6% del Piemonte al 32,2% dell’Umbria, e del 3,5% in area critica (dallo 0% della Valle D’Aosta all’8,1% dell’Umbria)” .

Rappresenta un errore, secondo Gimbe, “Minimizzare la elevata gravità del quadro ospedaliero che si vede oggi nel dibattito pubblico” e si sottolinea l’attuale limitato impatto dell’ondata sulle terapie intensive e si rimarca sulla “capziosa distinzione tra pazienti ricoverati in area medica con Covid e per Covid”.

Non siamo ancora, fortunatamente, in una situazione di grave sovraccarico del sistema ospedaliero italianospiega Nino Cartabellotta, presidente Gimbe – ma ci sono evidenti motivi di preoccupazione. Innanzitutto, l‘occupazione dei posti letto aumenterà nelle prossima settimane, in un periodo in cui tra ferie estive e assenze per isolamento il personale medico è storicamente  ridotto, con conseguente peggioramento della qualità dell’assistenza e aumento dello stress lavorativo su chi è in servizio”.

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