Santa Severa, bimbo morto annegato: la tata indagata per omicidio colposo

Aperto un fascicolo nella procura di Civitavecchia: nel mirino la tata. Sequestrato il telefonino

L'ingresso dello stabilimento dove si è consumata la disgrazia

C’è un primo indagato e per omicidio colposo per la tragedia del piccolo Francesco M., il bambino romano di due anni e mezzo, risucchiato ieri dalle onde, a Santa Severa, mentre era in spiaggia con la sorellina di 4 anni e la loro tata (leggi qui). 

Aperto un fascicolo nella procura di Civitavecchia: nel mirino la tata. Accertamenti anche sul bagnino di turno

Al centro dell’inchiesta proprio la tata, una donna italiana che vive con la famiglia in una villa a Roma. La donna avrebbe perso di vista il piccolo per alcuni secondi, forse minuti, che si sono rivelati fatali.

Secondo una testimonianza la donna si sarebbe allontanata un attimo dall’ombrellone per fare ritorno al ristorante dello stabilimento dove aveva dimenticato qualcosa.

La procura di Civitavecchia ha aperto un fascicolo. Per accertare se la baby sitter abbia potuto perdere di vista il piccolo anche perché distratta dal telefono i carabinieri hanno sequestrato il suo smartphone.

Un’inchiesta che appare delicata in cui si dovranno scandagliare posizioni e secondi di quella giornata al mare.

Per chiarire la tragedia sarà cruciale stabilire i tempi e il momento in cui è scattato l’allarme. Forse segnalato troppo tardi. Sembra infatti che le ricerche nei primissimi secondi si fossero concentrate più sulla spiaggia, tra gli ombrelloni, mentre, il piccolo era andato subito a fondo in acqua.

Quando il titolare dello stabilimento, il Nuovo Oasi Beach, si è precipitato in mare, ha visto il piccolo, e in una corsa contro il tempo ha cercato di rianimarlo, purtroppo era già troppo tardi. Traportato in eliambulanza all’ospedale Bambino Gesù di Palidoro il bimbo è giunto senza vita. Uno strazio anche per i soccorritori.

Sono i momenti cruciali in cui vengono avvisati anche i genitori, che con una telefonata si ritrovano travolti dal peggiore degli incubi. La coppia, due professionisti romani, si fidavano totalmente della baby sitter, chiamata “zia” dai piccoli.

La posizione del bagnino

Al vaglio della procura, però, c’è anche la posizione dello stabilimento. Il magistrato di turno vuole accertare se, al momento della terribile disgrazia, c’era un servizio di assistenza bagnanti attivo e nel caso perché non è intervenuto.

Di fatto – dai primi accertamenti – non risulta che sia stato il bagnino il primo ad accorgersi della disgrazia e attivarsi nelle ricerche in acqua.

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