La notte del 5 gennaio i bambini faticano ad addormentarsi pensando alla calza della Befana, ricca di doni, che potrebbero trovare l’indomani mattina, di solito appesa all’uscio di casa o al caminetto. Una calza che contiene caramelle, cioccolate, dolci, piccoli giocattoli e il classico carbone di zucchero, ma che è considerata dai piccoli un regalo quasi più bello di quelli ricevuti da Natale. Evidentemente, proprio per l’effetto sorpresa che questa festività, così antica e speciale, ha conservato nei secoli.
Le origini della famosa vecchina che solca i cieli a cavallo di una scopa, si perdono infatti nella notte dei tempi, nelle ancestrali tradizioni alla base del nostro folclore
La figura della Befana potrebbe, (il condizionale è d’obbligo), collegarsi ad alcune divinità celtiche, germaniche o romane, protagoniste di riti risalenti addirittura al secolo VIII a.C. Ne abbiamo un esempio nell’antica Perchta “La Splendente“, divinità della tradizione alpina pre-cristiana dalle sembianze di giovane donna o di smunta vecchina.
Guardiana del mondo animale e della Natura, Perchta percorse i secoli entrando a far parte del folclore bavarese, austriaco e di alcune regioni del Nord Italia. Si diffuse la credenza che Perchta nei panni stracciati di un’anziana gobba e dal naso adunco, sorvolasse di notte i campi per favorirne la fertilità. Infine visitava le case durante i Dodici giorni tra il Natale e l’Epifania lasciando una moneta ai bravi bambini. Il culto “pagano” di Perchta venne condannato ufficialmente in Baviera nel 1468.
A Roma, nell’antichità, nella dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la rinascita della Natura. Si diceva che alcune figure femminili volassero sui campi per propiziare i raccolti. Sembrerebbero le antenate della nostra Befana. Tale “fenomeno divino” fu associato a Diana, Dea delle selve e protettrice degli animali (da notare il collegamento con Perchta). Solo più tardi subentrarono altre Dee: Abbondanza, custode della cornucopia e Satìa, Dea della sazietà.
Un’altra ipotesi legherebbe la nostra Befana alle Calende di Gennaio, giorno in cui i Romani, rendendo onore a Giano e alla Dea Strenia, (antica divinità sabina, simbolo del nuovo anno, di prosperità e fortuna), erano soliti scambiarsi doni. Una tradizione che si lega oggi a quella tutta siciliana della “vecchia strina” che la sera del 31 Dicembre porta doni ai bambini buoni e carbone ai monelli.
Possiamo azzardare la teoria che il folclore legato a Perchta si sia mescolato nei secoli alla tradizione romana, dando vita alla famosa vecchina “volante” così come la conosciamo. Nel corso del Medioevo, la Chiesa condannò queste reminiscenze pagane, accettando poi gradualmente la tradizione della Befana, spogliata da ogni contaminazione favolistica e risalente agli antichi culti.
La ricerca sull’origine della Befana ha prodotto dei risultati piuttosto incerti, discutibili e con qualche forzatura. Rimane fermo un dato di fatto: la festività della Befana rende felici i bambini e questo è l’aspetto evidentemente più importante…
Buona Befana a tutti!T
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