Tamponi rapidi, presto anche negli ambulatori. Alta l’adesione dei medici di famiglia al bando della Regione

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Presto i cittadini potranno effettuare i tamponi rapidi anche presso molti degli ambulatori di medicina di base. Fino ad oggi sono 311 i dottori di famiglia che hanno aderito al bando lanciato dalla Regione Lazio per svolgere i test negli studi medici territoriali.  “Si tratta di un ottimo risultato”, commenta l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato. “Il Lazio svolge la funzione di apripista: un modello che sarà utile a tutte le Regioni”, sottolinea.

Tamponi rapidi, centinaia di ambulatori di medicina di base hanno aderito alla proposta della Regione

“Nel rafforzamento della rete di sorveglianza territoriale anti-coronavirus è fondamentale il ruolo dei medici di medicina generale. Per questo considero straordinaria la loro adesione al bando per l’esecuzione dei tamponi rapidi presso i loro studi”, afferma l’assessore alla Sanità.

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“Questa rete costituirà un vero e proprio primo fronte nella lotta al Covid. Ho chiesto oggi in sede di riunione tra Regioni e Governo di adottare tutti gli strumenti normativi e contrattuali per assolvere a questa funzione, che diventerà indispensabile in questa fase. E ho ricevuto rassicurazioni. Il Lazio ha fatto da apripista, questo è un modello che sarà utile all’insieme delle Regioni”, dichiara D’Amato.

Soddisfazione anche da parte della FIMMG, la Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale. Nonostante le difficoltà, “centinaia di medici di base hanno aderito: ci aspettavamo queste cifre”, spiega ai nostri microfoni Alberto Chiriatti, dottore e vicesegretario della Federazione.

“Noi avevamo proposto questa soluzione già da prima dell’estate. Sapevamo che sarebbe successo quello che sta accadendo ora. E temevamo che il problema potesse essere proprio fare la diagnosi”. ”

“Più possibilità di effettuare i tamponi ci sono e meglio è. Sia per i cittadini, che altrimenti sono costretti a lunghe file nei drive-in, sia per il contenimento il virus. Perché più pazienti positivi individuiamo, più li isoliamo e più riusciamo a frenare l’avanzata dei contagi“.

“Ora aspettiamo le indicazioni operative da parte della Regione. Servono percorsi e orari diversi da quelli che utilizziamo negli studi, dove stiamo anche vaccinando contro l’influenza. Cercheremo soluzioni adatte, come ad esempio locali ad hoc”, continua il rappresentante dell’associazione dei medici di base.

“E bisognerà fare in modo che il personale che esegue i tamponi rapidi sia formato, affinché sappia come utilizzare bene i dispositivi di protezione”, conclude Chiriatti.

Allarme superlavoro per i laboratori pubblici

A processare l’enorme numero di tamponi molecolari che ogni giorno arrivano dai drive-in della Regione Lazio sono meno 50 laboratori pubblici. E’ sulle loro spalle che ricade la responsabilità più grande per l’attività di controllo dei contagi.

“Per incrementare diagnosi rapide ed efficaci serve ora più che mai aumentare il numero dei laboratori che operano sul territorio, e costruire l’alleanza con i medici di famiglia per l’interpretazione dei casi dubbi”, sottolinea Maurizio Sanguinetti, presidente della Società europea di microbiologia e direttore del Dipartimento di Scienze di Laboratorio del Policlinico Gemelli di Roma.

“Nella fase iniziale della pandemia l’emergenza era la mancanza dei reagenti, oggi il problema è che la microbiologia clinica è stata smantellata dal territorio”, prosegue Sanguinetti.

“Questo perché negli ultimi dieci anni i laboratori pubblici sono stati accorpati e hanno perso dal 25 al 30% del personale e non hanno ricevuto adeguati finanziamenti. Queste scelte – sottolinea Sanguinetti – sono tra i principali motivi che hanno comportato un ritardo nell’esecuzione dei test e quindi una minore efficacia nel contrastare l’epidemia, con file lunghe chilometri ai ‘drive in’ per fare il tampone”, afferma il direttore del Dipartimento Scienze di Laboratorio del Gemelli.

Se ci fossero stati gli investimenti in queste attività, la domanda avrebbe potuto essere drenata anche dai soli laboratori pubblici. Occorre ripotenziare i laboratori di microbiologia sul territorio, sul modello della Corea del Sud, e favorire un’alleanza con i medici di famiglia per l’interpretazione dei casi dubbi”, prosegue Sanguinetti.

L’allargamento ai medici di base della possibilità di eseguire i test antigenici rapidi potrà alleggerire la pressione sui laboratori, ma resta indispensabile una stretta collaborazione con il microbiologo”, conclude il primario del Gemelli.

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