Collocata nel Foro Romano, la Casa delle Vestali era la sede del collegio delle Vestali, le vergini sacerdotesse incaricate della custodia del focolare sacro dell’Urbe e di altri riti, tutti strettamente connessi con il culto domestico.
L’edificio costituiva un unico complesso insieme al Tempio di Vesta, con il nome di Atrium Vestae
Il piccolo tempio, dal podio circolare rivestito in marmo dal quale si innalzano colonne con capitelli corinzi, è il fulcro dell’intero complesso. Al suo interno accoglieva il fuoco sacro che doveva ardere per l’eternità, rappresentando il simbolo stesso della sopravvivenza di Roma e del suo potere universale nei secoli.
La Casa delle Vestali sorge su un sito molto antico protagonista di precedenti costruzioni risalenti persino all’epoca regia. L’archeologo Andrea Carandini vi ha rinvenuto i resti di una capanna dell’VIII secolo a.C., che potrebbe essere stata la prima casa delle Vestali voluta da Numa Pompolio. Il secondo re di Roma, in carica dal 754 al 673 a.C., secondo la tradizione, avrebbe infatti istituito i principali ordini religiosi, consolidando e armonizzando i culti alla base della Civiltà Romana.
La Casa delle Vestali ha subito in epoca romana diversi restauri e ricostruzioni. L’aspetto attuale del complesso è infatti il frutto di un corposo intervento voluto da Giulia Domna, consorte dell’imperatore Settimio Severo, per riparare i danni di un furioso incendio accaduto nel 191.
Alla Casa delle Vestali si accedeva dal tempio, passando accanto a un’edicola nella quale probabilmente era posta la statua della dea Vesta. Si entra poi in un cortile, una sorta di peristilio con un portico a due piani nel quale erano esposte le statue delle Vestali massime a capo dell’ordine religioso. Sul giardino, caratterizzato da tre vasche, si aprivano le stanze residenziali e di servizio.
Tra gli ambienti oggetto di recente restauro, si distingue la stanza della macina in pietra lavica dove, in base alla tradizione e in attesa di ulteriori studi chiarificatori, le sacerdotesse di Vesta confezionavano la mola salsa, la focaccia sacra offerta alla divinità in occasione delle principali festività o utilizzata in particolari riti, ancora oggetto di ricerca da parte degli archeologi.
Tra il 391 e il 394, in seguito agli editti teodosiani contro il paganesimo, la Casa delle Vestali fu abbandonata dalle sacerdotesse. Negli anni a seguire fu occupata dalla corte imperiale. Il primo decreto dell’imperatore Teodosio, Nemo se hostiis polluat, mise al bando ogni pratica religiosa pagana e l’adorazione di statue e manufatti, anche in forma privata. Era indirizzato al prefetto del pretorio di Roma. Si presume che proprio nel 391, precisamente nel giorno 24 febbraio, il fuoco sacro di Vesta smise di ardere e il secolare ordine sacerdotale femminile sciolto per sempre.
Lo storico Zosimo ci tramanda un aneddoto circa Serena, nipote dell’imperatore Teodosio I e moglie del generale Stilicone. In visita a Roma, ella sarebbe entrata nel tempio di Rea e avrebbe sfilato dal collo della statua della dea una preziosa collana, indossandola con vanto. L’ultima vestale, probabilmente Celia Concordia (anche se Zosimo non riporta il nome della vestale, ricalcando unicamente l’età avanzata di questa), l’avrebbe maledetta per l’empietà del gesto.
E la maledizione della vestale ebbe un seguito tragico per la principessa. Nel 408 Stilicone fu condannato a morte per tradimento. Nello stesso anno, Serena, accusata dal praefectus urbi, Pompeianus (pagano) di essere complice di Alarico che in quel momento stava assediando la città, fu giustiziata insieme al figlio Eucherio. La figlia Termanzia morì poco dopo, probabilmente in catene.
La Casa delle Vestali è stata riaperta al pubblico dal mese di luglio 2021, grazie a un lungo percorso di recupero conservativo promosso dal Parco Archeologico del Colosseo. Il nuovo percorso di visita ha reso fruibile il settore sud-orientale dell’Atrium Vestae. Gli appartamenti residenziali delle Vestali sono diventati infatti gli spazi di un “museo diffuso”, con la ricontestualizzazione di alcune pregevoli sculture rinvenute nel corso degli scavi condotti nel Foro Romano alla fine del XIX secolo.
“Si tratta del primo passo di un complesso programma di ricerca e di restauro – commenta Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo – che, oltre all’apertura al pubblico dell’intera Casa delle Vestali, prevede di ampliare l’offerta culturale con nuovi percorsi e spazi informativi diffusi in tutta l’area del Parco archeologico del Colosseo, per coinvolgere il pubblico in una visita sempre più consapevole alla riscoperta di monumenti straordinari, patrimonio dell’Umanità, inseriti in un contesto naturale di rara suggestione.”
- “Tempio di Vesta e Casa delle Vestali (Atrium Vestae) dal sito del Parco Archeologico del Colosseo.
- “Torna a rivivere la Casa delle Vestali Un nuovo percorso diffuso”, comunicato stampa Parco Archeologico del Colosseo.
- “Scavo alle pendici settentrionali del Palatino a Roma” di Andrea Carandini dal sito dell’Università “La Sapienza” di Roma.
- “Storia Romana. Editio maior” di G. Geraci e A. Marcone. Mondadori (2017).
- Le fotografie sono pubblicate con il copyright “@2021 Parco archeologico del Colosseo”. Si specifica che sono utilizzate nell’ambito di un articolo giornalistico di promozione della nuova apertura della Casa delle Vestali, promossa dal Parco archeologico del Colosseo.