I rifiuti di Roma verranno trasferiti in sette regioni per evitare l’emergenza estiva e una capitale invasa dalla spazzatura, spettacolo indecente per turisti oltre che per i residenti.
Piano emergenziale per salvare l’estate e il turismo: da luglio i rifiuti saranno trasferiti in sette regioni
Il ministro alla Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, aveva promesso che la soluzione era vicina e in serata la Regione Lazio, alla fine di una riunione tecnica con l’azienda Ama, che si occupa della nettezza urbana nella Capitale, ha illustrato la soluzione in extremis: «la società E. Giovi, che lavora circa 1.200 tonnellate di rifiuti al giorno, ha individuato operatori in altre 5 regioni in cui smaltire i rifiuti trattati». E così i rifiuti trattati nell’impianto di Malagrotta prenderanno strade extraregionali e sono in via di definizione accordi con impianti in Abruzzo, Marche, Puglia, F.V.Giulia, Lombardia per 36.000 tonnellate di scarti.
«Per il trattamento e lo smaltimento, invece, la Regione Lazio ha già sottoscritto intese con l’Abruzzo per 70.000 tonnellate e con la Toscana per 13.500 tonnellate, mentre si sta attivando anche un altro accordo con la Campania per 20.000 tonnellate di rifiuti di Roma”. In entrambi i casi, si coprirà il fabbisogno della capitale da luglio a dicembre 2021.
«Queste misure – indica l’assessore regionale al Ciclo dei Rifiuti, Massimiliano Valeriani – consentiranno di mettere in sicurezza la città di Roma per i prossimi sei mesi, mentre solo per le prossime due settimane sarà necessario intervenire con una nuova ordinanza, che permetta di conferire i rifiuti trattati da E. Giovi nella discarica di Viterbo solo per 15 giorni, in attesa che vengano perfezionati i contratti».
La Regione però richiama alle sue responsabilità il Campidoglio e la Città metropolitana che «devono indicare un sito dove realizzare una discarica di servizio per il Comune capitolino e un’altra per gli altri 120 comuni del territorio provinciale. Continuiamo a credere, infatti, che questo tempo vada assolutamente utilizzato per dotare Roma di tutti gli impianti necessari a renderla autosufficiente nella gestione dell’intero ciclo dei rifiuti. Anche perché queste soluzioni richiedono dei rilevanti costi aggiuntivi, che verranno sostenuti interamente da Ama, vale a dire che saranno a carico dei cittadini romani attraverso il pagamento della Tari».
Insomma ancora una volta la capitale ricorre ad un provvedimento tampone per scongiurare un’emergenza sanitaria senza riuscire, nonostante annunci ed impegno, a chiudere il ciclo dei rifiuti. A mediare tra Regione e Comune, in particolare sull’annosa questione di trovare un sito per la discarica della capitale dopo la chiusura di Malagrotta, era stato il Ministero della Transizione Ecologica. Ma sentendo gli enti interessati, ovvero Comune di Roma e Regione Lazio, il nodo non è ancora sciolto e il tema cruciale rimarrebbe sempre la discarica all’interno dei confini di Roma Capitale. Resta ancora da definire dunque la soluzione di lungo periodo con l’indicazione di due aree adeguate per gli impianti di smaltimento, una in provincia e l’altra proprio all’interno del Comune di Roma.
Dal Campidoglio fanno notare che nel piano industriale di Ama approvato, già è prevista la realizzazione di due nuovi Tmb. Infatti Roma Capitale avrebbe pubblicato il bando per la manifestazione d’interesse per l’acquisizione di un Tmb, mentre Ama procederebbe con la realizzazione di un altro impianto. Inoltre, la Città Metropolitana dovrebbe definire le nuove aree bianche dove localizzare le eventuali discariche. Era stata proposta infatti Magliano Romano, area con un iter autorizzativo più avanzato, ma potrebbero anche uscire fuori altre opzioni. Per il Campidoglio quindi rimane l’Area Metropolitana l’ambito territoriale ottimale di riferimento e, secondo il Comune di Roma, dovrebbe anche bastare nel lungo periodo per assicurare una situazione idonea allo smaltimento dei rifiuti. Soluzioni a lungo termine. Ma per ora l’emergenza estiva è scongiurata.
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