Il Tar blocca la gara per la gestione degli stabilimenti balneari pubblicata dal Campidoglio. I giudici amministrativi hanno accolto la richiesta di sospensiva presentata dai vecchi concessionari: il bando pubblico ha profili di irregolarità amministrative.
Il Tar blocca la gara per la gestione degli stabilimenti balneari sino alla fine della nuova stagione estiva
Sono chiare le informazioni sui motivi che hanno indotto i giudici amministrativi a sospendere il bando di gara che fissa i nuovi criteri per l’assegnazione delle concessioni in attuazione di quanto previsto dalla direttiva Bolkestein, sulla liberalizzazione del mercato europeo dei servizi essenziali.
Il Tar ha accolto il ricorso presentato da Bagni Vittoria contro il bando comunale per l’aggiudicazione delle concessioni scadute ritenendo fondati alcuni dei motivi posti a base della richiesta di annullamento. L’ordinanza è della Quinta Sezione del Tar: presidente Mario Alberto di Nezza, consigliere Anna Maria Verlengia, referendario estensore Pierluigi Tonnara.
In primo luogo i magistrati avrebbero censurato la durata limitata ad un solo anno delle nuove licenze e cassato il meccanismo delle cosiddette royalties, vale a dire la percentuale di fatturato che i titolari degli stabilimenti dovrebbero versare al Comune di Roma Capitale. La cosiddetta gara-ponte proposta dal Campidoglio non rispetta l’indirizzo della norma statale sulle concessioni demaniali marittime per la quale la durata deve essere ventennale.
La sospensione avrà, inoltre, durata sino al 14 ottobre di quest’anno consentendo quindi ai vecchi assegnatari di poter operare per l’intera stagione estiva. In quella data il Tar si riunirà per affrontare nel merito la questione.
Il Tar riconosce, infatti, che nel bando del Campidoglio sono con ogni probabilità contenute misure “idonee a provocare una lesione concreta e attuale della posizione di parte ricorrente” rispetto a una concessione che dovrebbe avere una “durata non inferiore a cinque anni e non superiore a venti anni” e comunque essere tale da “garantire l’ammortamento e l’equa remunerazione degli investimenti previsti dal piano economico-finanziario”.
Remunerazione, puntualizzano i giudici, potenzialmente “preclusa dalla scelta di un modello diverso da quello tipizzato dal legislatore statale” nelle norme vigenti in materia.
Che una valanga di ricorsi si sarebbe riversata sul bando messo a punto dal Campidoglio lo si era capito, tra l’altro, dalla pubblicità con cui uno studio legale si era rivolto agli stabilimenti balneari potenzialmente interessati invitandoli ad affidarsi ai suoi consulenti per far valere in giudizio i diritti lesi dalle numerose irregolarità presenti nell’atto.
Il problema degli impianti senza concessione
La sospensiva imposta dal Tar azzera, dunque, la gara d’appalto mantenendo lo status quo ante delle concessioni. Restano i vecchi gestori ma, ora, c’è il problema degli stabilimenti balneari privi di concessionari. Stiamo parlando de La Casetta e dello Sporting beach. In termini di diritto a occuparsi della loro custodia dovrebbe essere il Campidoglio ma, visto la stato di devastazione da parte dei vandali a La Casetta, sembra un’ipotesi improbabile.
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