Ostia commissariata al posto di Roma. C’è chi sostiene che la verità venga sempre a galla, anche quando di mezzo ci sia la mafia, quanto di più torbido possa esserci nel panorama dei fenomeni criminali.
Ostia commissariata al posto di Roma, le reazioni dei protagonisti di quella fase: Ignazio Marino e l’allora commissario Domenico Vulpiani
Ma adesso emerge che fu un’accusa di mafia costruita ad arte a sacrificare una realtà urbana complessa come il Lido di Roma. Complessa ma di certo lontana dalla realtà anche sanguinosa di altre regioni del Paese infiltrate dalle cosche.
Dopo le ammissioni dell’allora prefetto di Roma, Franco Gabrielli, sull’esistenza di un’operazione istituzionale gestita dietro le quinte in danno di Ostia (un danno innanzitutto d’immagine che qualcuno, se le cose stanno davvero così, dovrà allora risarcire) si scatenano le reazioni dei diretti interessati.
Non ci sono stati funerali da celebrare, come quello che spinse il cardinale Salvatore Pappalardo, durante le esequie di Stato del generale Alberto Dalla Chiesa e della moglie Emanuela Setti Carraro, uccisi da Cosa Nostra a Palermo nel 1982, a pronunciare il famoso anatema all’indirizzo dei politici responsabili di aver abbandonato al suo destino il neo prefetto antimafia, sottolineando che “Mentre a Roma si discute Sagunto viene espugnata”.
Ma la verità è che anche Ostia, mentre a Roma si complottava e si discuteva, è stata espugnata ed esposta alla gogna di un commissariamento voluto contro la legge e contro la logica e la realtà delle cose.
Le parole di Gabrielli e la sua tardiva confessione hanno aperto la strada alla difesa d’ufficio pronunciata dai due principali protagonisti di quella vicenda.
Ignazio Marino, intervistato dall’agenzia Adnkronos si è detto “sorpreso, ma non stupito” dalle parole dell’ex prefetto di Roma, Franco Gabrielli, pronunciate durante la presentazione del libro ‘Storie Bastarde’ scritta dal direttore Davide Desario.
La difesa dell’allora sindaco di Roma
“Il Commissariamento per infiltrazione mafiosa del X Municipio, noto come Ostia, il litorale di Roma”, ebbe luogo su un territorio “dove la mia Giunta -puntualizza l’ex esponente Dem- nel 2015 demolì decine di costruzioni realizzate e gestite in totale illegalità”.
“Venni criticato – prosegue Marino- perché affermai che occorreva ‘la presenza delle Forze dell’Ordine con le armi lunghe’. Purtroppo, la storia, non la cronaca, ha dato ragione a me e all’allarme che lanciai allora. Oggi c’è chi sostiene che ‘altrimenti si sarebbe dovuto commissariare Roma’”.
“A distanza di anni si ripetono i tentativi di riscrivere la storia di quel periodo a proprio piacimento. Non basta tutto il fango che partiti di destra e di sinistra (compresi i 5 Stelle) che videro molti eletti arrestati gettarono sulla mia Giunta: adesso si vorrebbe far credere che vi fossero infiltrazioni mafiose nella Giunta stessa“.
“Come dissi allora al Commissario del Pd, se qualcuno avesse voluto affermare che vi era la necessità di sciogliere la Giunta con l’accusa di infiltrazioni mafiose si sarebbe dovuto preparare a essere denunciato da me in ogni possibile sede giudiziaria. E infatti egli, un mese dopo, prudentemente, scelse la famosa via delle dimissioni dei consiglieri presso un notaio, perché sapeva che nella Giunta non c’era la mafia bensì l’antimafia“.
“Sono sicuro – conclude Marino – che l’ex prefetto Gabrielli non avesse alcun elemento per proporre al Governo Renzi il commissariamento della capitale. Produssi un documento di 50 pagine e lo illustrai a lui in ogni dettaglio e comunque voglio ripetere che il commissariamento significa esistenza di infiltrazioni mafiose nella Giunta”.
“A Roma c’erano diversi delinquenti semplici tra i politici, con comportamenti da miserabili ladri di galline. I pochi criminali più consapevoli erano un numero limitato e talmente estranei alla Giunta che nelle loro intercettazioni chiedevano, come avvenne, che la politica trovasse un modo per ottenere lo scioglimento della Giunta“.
Anche l’ex commissario, Domenico Vulpiani, respinge le accuse al mittente
Alle parole di Marino fanno eco quelle dell’ex commissario nominato dopo lo scioglimento del X Municipio, Domenico Vulpiani che, sempre all’Adnkronos ribadisce “fu giusto sciogliere il Municipio e non il Comune di Roma Capitale”.
“Fu valutato lo scioglimento di Ostia, io fui un esecutore“, prosegue Vulpiani secondo cui si trattò di “una valutazione corretta” perché “sarebbe stato esagerato sciogliere tutta Roma, e anche il processo lo ha dimostrato“.
“A Ostia -incalza l’ex commissario- era accaduto qualcosa di diverso, era stato arrestato il presidente del municipio”. “Fu la prima volta che si scioglieva un municipio, ma quel municipio ha più di 230mila abitanti, è più grande di una città di media grandezza“.
E qui Vulpiani va addirittura oltre una mera difesa d’ufficio e rimarcando che, quella fase di totale stravolgimento istituzionale, “è servita al territorio”.
Ostia e i suoi abitanti hanno diritto a essere risarciti per un danno irreparabile
Non è certo sorprendente che Marino e Vulpiani gettino discredito sulle ammissioni di Gabrielli, ma non si può omettere di considerare che si tratta di considerazioni di parte. Nel caso di Ignazio Marino perché se fosse stata commissariata la Capitale al posto di Ostia, sarebbe stato messo sotto accusa per aver provocato lo scioglimento per mafia della metropoli e, in quello di Vulpiani, la comprensibile presa di posizione di una persona che svolse l’incarico di commissario per due anni.
A puntare l’indice nei confronti di chi mise Ostia sul banco degli imputati con una sentenza di condanna già scritta è il presidente di Federbalneari Roma, Massimo Muzzarelli che trasale, dicendo ai microfoni dell’Adnkronos, che “fu scellerato penalizzare il territorio”.
“Il Commissariamento -incalza Muzzarelli- segnò inizio di una narrazione non corrispondente esattamente alla realtà. Finalmente, dopo molti anni, è venuto alla luce quello che a livello locale in qualche maniera si è sempre detto e pensato tra addetti ai lavori e tra la cittadinanza. Un episodio che ha penalizzato fortemente Ostia e anzi ha segnato l’inizio di un lungo periodo che ha fatto sì che la narrazione di questa parte di città venisse messa sotto una luce torbida”.
“Nonostante le mille iniziative in positivo che avvengono qui, la narrazione è che qualunque cosa si faccia, si stia facendo per ristabilire la legalità, ma la legalità in senso lato a Ostia non è mai mancata” osserva il presidente dell’associazione di categoria.
C’è da chiedersi ora chi risarcirà Ostia e la sua gente per il gravissimo danno arrecato dalla generalizzazione di essere associata a una città mafiosa. Il danno gravissimo che imprenditori, commercianti, proprietari di immobili e semplici dipendenti hanno subito da quel provvedimento.
Non si tratta di negare l’esistenza, anche sul litorale, di fenomeni anche diffusi di criminalità e illegalità sul territorio di Ostia. Ma va ribadito con obbiettività che da sempre i dati forniti dal ministero dell’Interno evidenziano che il numero di delitti e illeciti consumati in questa parte di Roma sono uguali, e in qualche caso inferiori, alla gran parte delle periferie italiane.
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