Si stima che i sequestri degli stabilimenti balneari di Ostia da parte della Procura (per ora sette) stiano tenendo a casa, senza lavoro, tra 300 e 500 persone. Ed è al loro destino che si rivolge l’iniziativa della consigliera regionale Emanuela Droghei che martedì porrà all’ordine del giorno presso l’Assemblea della Pisana l’adozione della cassa integrazione. Intanto, il cambiamento trionfalmente annunciato dall’assessore capitolino al Patrimonio Tobia Zevi, stenta a decollare: a 50 giorni dalla pubblicazione della graduatoria, l’assegnazione degli stabilimenti balneari ai nuovi concessionari è bloccata da un’inchiesta della Guardia di Finanza.
Sono oltre 300 i dipendenti rimasti a casa per il sequestro delle spiagge e la consigliera regionale propone per loro la cassa integrazione. Intanto, dopo 50 giorni dalla graduatoria, ferme le nuove assegnazioni
“Riguardo agli stabilimenti sequestrati dalla Procura a Ostia – sottolinea Emanuela Droghei (Pd) – la giustizia farà il suo corso. E’ nostro compito, però, preoccuparsi del personale che per effetto di quei provvedimenti ha perso il posto di lavoro. Ho già sollecitato l’assessore regionale al Lavoro e martedì prossimo porrò all’ordine del giorno dell’Assemblea un’iniziativa a favore del riconoscimento della cassa integrazione per quei dipendenti. Si tratta di lavoro stagionale ma studiando l’applicazione della misura, si può intervenire. Si stima siano tra le 300 e le 500 unità”.
Il sopralluogo anti-degrado
L’impegno di Droghei è venuto stamattina al termine di un sopralluogo promosso dall’assessore capitolino al Patrimonio, Tobia Zevi, in quattro stabilimenti balneari nei quali sono stati segnalati preoccupanti elementi di degrado. Si tratta dell’Aneme e Core, del Village, della Mariposa e della Casetta. Zevi ha annunciato la costituzione di una task-force di monitoraggio composta essenzialmente da operatori Ama e dalla Polizia locale con l’obiettivo di impedire accumulo di rifiuti, insediamenti di senza fissa dimora e prevenire il rischio di incendi.

Assegnazioni bloccate dall’inchiesta della Guardia di Finanza
Zevi, poco incline a confrontarsi con domande scomode dei giornalisti, non ha detto perché sono ferme le assegnazioni ai nuovi concessionari vincitori del bando del 14 febbraio per 30 stabilimenti balneari e chioschi di Ostia. Di quella gara il Campidoglio ha pubblicato la graduatoria il 16 maggio e, nonostante la rassicurazioni dell’assessore che la procedura sarebbe stata completata entro il 30 giugno, negli impianti restano i vecchi concessionari. A distanza di 50 giorni si sono perse le tracce di quella gara pubblica.
Il motivo non detto è che la Guardia di Finanza sta vagliando tutto il materiale legato alla gara indetta dal Comune di Roma. Le Fiamme Gialle sono intervenute sulla scorta della denuncia collegata al Nauticlub Castelfusano e, soprattutto, dell’esposto presentato da Labur, Laboratorio Urbanistico, secondo il quale sono state commesse gravi irregolarità. Le irregolarità riguarderebbero non solo la consistenza di alcuni impianti messi a gara, per i quali sono presenti abusi edilizi insanabili, ma anche le modalità di partecipazione di alcuni concorrenti, tra prestanome collegati al medesimo centro di interesse e conflitti di interesse politico.