Dopo l’indagine avviata dalla Guardia di Finanza su un unico centro di interesse, familiare e societario, che ha partecipato a più lotti del bando per la concessione degli stabilimenti balneari di Ostia, un nuovo faro si accende sulla mancanza di controlli da parte del Campidoglio sui partecipanti alla stessa gara d’appalto. Stavolta a chiedere alle istituzioni di estendere l’inchiesta è Labur, Laboratorio di Urbanistica, attraverso una propria indagine compiuta su fonti “aperte” ovvero accessibili a tutti. E quindi anche a chi aveva il dovere di controllare il regolare svolgimento della gara per l’affidamento delle concessioni demaniali marittime di Roma.
L’inchiesta avviata dalla Guardia di Finanza sulle gare per la concessione degli stabilimenti balneari di Ostia, si arricchisce di nuovi elementi. Labur denuncia società-fotocopia con gli stessi personaggi dietro le quinte
L’inchiesta avviata dalla Guardia di Finanza sulla scorta di un esposto che indicava familiari e prestanome dietro società partecipanti al bando per la gestione degli stabilimenti balneari, in qualche caso anche vincenti, ha un’ulteriore ambito di sviluppo. I tecnici di Labur sviluppando una ricerca sulle società e sugli obiettivi di queste nell’ambito della stessa gara d’appalto, partono da un principio che appare palese: chi ha partecipato alle gare per la gestione delle spiagge puntava principalmente ai ristoranti più che agli arenili. “Analizzando le società che hanno partecipato al bando sulle concessioni balneari – denuncia Labur – si vede chiaramente che a nessuno interessano le spiagge, per altro ridotte al minimo per gli effetti erosivi. Quello che interessa a tutti sono i ristoranti e alcuni in particolare: lo si evince chiaramente guardando la graduatoria. L’esempio più eclatante è lo stabilimento Vittoria, privo di ristorante, che va addirittura deserto. Altra anomalia riguarda alcuni stabilimenti con ristorazione importante, che vedono la partecipazione del solo vecchio gestore”.
Dunque gli interessi principali riguardo alla gestione del demanio marittimo sono nella conquista dei ristoranti interni agli stabilimenti balneari. E a insospettire è anche la tempistica: diverse società sono nate in coincidenza o addirittura dopo la pubblicazione dei bandi di gara. “Diverse società – evidenzia Labur – hanno partecipato a più lotti con risposte fotocopia: persino gli stessi errori di battitura e Royalty costanti in tutti i lotti a prescindere dal fatturato. Queste società sono in mano sempre agli stessi personaggi, a tratti molto opachi. Il bando addirittura consente che a rispondere siano società inattive di gestione balneare nate nei giorni in cui esce il bando”.
L’analisi dettagliata di Labur
Gli esperti di Labur hanno effettuato le visure camerali sui soci e sulle attività delle diverse società che hanno partecipato, e in qualche caso vinto, il bando per gli stabilimenti balneari, per i ristoranti e per le spiagge libere attrezzate. “Abbiamo società – scoprono a Labur – che partecipano a quattro lotti sugli stabilimenti balneari quando era consentita la partecipazione ad un massimo di tre lotti e soprattutto grandi ritorni dallo scenario finito per anni nelle aule di tribunale. Come è possibile che ci siano offerte di Royalty sempre uguali su ciascun lotto, addirittura tre e anche quattro volte superiori a quelle offerte dai precedenti gestori che conoscono il fatturato? Perché sembra, in questo caso sì, un ‘pizzo di Stato’ che favorisce concentrazioni opache, ben lontane dalla trasparenza e dalla concorrenza dichiarata”.
La stoccata al Campidoglio
“Ci domandiamo – concludono i tecnici di Labur – anche che ruolo ha svolto, nella vicenda dei bandi delle concessioni balneari, il magistrato Francesco Greco, ex pool Mani Pulite, voluto da Gualtieri nel 2024 a titolo ‘gratuito’ proprio per controllare i bandi pubblici”.