Una meningite fulminante e poi il ricovero, forse tardivo. Tiziano Paloni, un 40enne romano, si trova in coma in un letto di terapia intensiva all’ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma, dopo aver contratto una meningite neisseria nel carcere di Regina Coeli dove era detenuto.
La meningite contratta in carcere, il ricovero tardivo: la famiglia vuole sapere cosa è successo
La sua famiglia, attraverso l’avvocato Fabio Harakati, ha lanciato un appello per fare luce sulle circostanze che hanno portato alla situazione, disperata.
Secondo i familiari, Tiziano avrebbe iniziato a manifestare i primi sintomi già tre giorni prima del ricovero, ma sarebbe stato trasportato in ospedale solo quando le sue condizioni si erano aggravate.
La sorella, Valentina Paloni, ha riferito di essere stata informata del ricovero da un’altra famiglia di detenuti, e non dalle autorità carcerarie o ospedaliere. “Ci siamo precipitati in ospedale, pensavamo a un ictus…”
La direzione del carcere di Regina Coeli, dal canto suo, ha dichiarato che Tiziano è stato trasportato in ospedale ai primi sintomi. Tuttavia, la famiglia Paloni ha espresso dubbi sulla tempestività dell’intervento e sulla qualità dell’assistenza sanitaria fornita all’interno del carcere. “Stava già male, perché non è stato portato via subito…“, ripete la sorella.
L’avvocato Harakati ha ottenuto l’autorizzazione dal giudice per acquisire la cartella clinica e il diario sanitario di Tiziano, al fine di chiarire le dinamiche dell’accaduto e valutare eventuali responsabilità. La priorità, al momento, è la salute di Tiziano, ma la famiglia chiede che venga fatta chiarezza sulle condizioni igienico-sanitarie del carcere e sull’assistenza medica fornita ai detenuti.
La Asl ha attivato il protocollo per la meningite
La Asl Roma 1, competente per il presidio sanitario del carcere – come anticipato da Canaledieci – ha confermato il caso di meningite e ha attivato il protocollo previsto, sottoponendo a profilassi detenuti, medici, infermieri, agenti penitenziari e personale della casa circondariale. Tutti i test effettuati hanno dato esito negativo.
La famiglia Paloni ora chiede che vengano indagate a fondo le condizioni igienico-sanitarie del carcere, sottolineando il rischio di contagio per altri detenuti. La sorella di Tiziano ha dichiarato: “Essere detenuti non deve comportare alcun limite, specie se si tratta del diritto alla salute“.
La meningite da meningococco
La meningite neisseria o meningococcica è l’infiammazione delle meningi encefaliche o spinali dovuta all’azione del batterio noto come meningococco.
E’ una malattia infettiva molto temuta, in quanto può sfociare in complicanze potenzialmente molto gravi (encefalite e/o mielite) e talvolta letali (sepsi).
I sintomi
Più frequente nei bambini molto piccoli e nelle persone in stato di immunodepressione, la meningite batterica si manifesta con un’ampia varietà di sintomi, tra cui – tanto per citarne alcuni – febbre alta, sonnolenza, inappetenza, vomito, letargia, rigidità nucale, fotofobia e convulsioni.
In genere, per la diagnosi di meningite meningococcica, sono fondamentali: un accurato esame obiettivo, un’emocoltura e una puntura lombare.
La meningite meningococcica impone il ricovero ospedaliero immediato del paziente e richiede una cura antibiotica appropriata.
Come si trasmette?
La trasmissione avviene per via respiratoria attraverso la saliva e le secrezioni nasali con la tosse, con gli starnuti o parlando a distanza ravvicinata. Nella maggior parte dei casi è trasmessa da soggetti portatori che non sviluppano la malattia. In una piccola percentuale però si può manifestare la meningite con o senza una infezione sistemica generalizzata (sepsi).