Il Contributo di Soggiorno è giustamente deciso dal Campidoglio, non spetta alle strutture ricettive stabilirlo, e poi non è nemmeno tanto caro. E’ la sintesi per cui il Tar del Lazio ha respinto il ricorso di 65 strutture ricettive capitoline contrarie alla delibera con cui il Campidoglio nell’ottobre 2023 ha rincarato il contributo di soggiorno per i turisti che alloggiano in città.
Il contributo considerato stellare dalle strutture ricettive resterà come fissato dal Campidoglio. Per i giudici “non è caro”
I giudici – pur ritenendo che le strutture non avessero titolo per presentare il ricorso – lo hanno comunque esaminato per poi bocciarlo. Al massimo avrebbero potuto aver titolo se si fosse trattato di imposta di soggiorno (ossia tassa di soggiorno) e non contributo, hanno sottolineato i giudici del Tar.
Ecco che allora per il Tar “il contributo di soggiorno istituito in favore di Roma Capitale è una entrata tributaria autonoma e differente rispetto all’imposta di soggiorno, sia per le fonti che la prevedono che per la ratio del prelievo, pur avendo in comune con l’imposta di soggiorno il fatto generatore del tributo nel pernottamento presso una struttura ricettiva“.
“Non è, pertanto, possibile ritenere un’applicazione analogica delle disposizioni che regolano espressamente la sola tassa di soggiorno“, la conclusione dei giudici amministrativi. Sfugge, a dire il vero, la differenza tra contributo (che dovrebbe essere volontario e non obbligatorio) e tassa (imposta dall’amministrazione). Difficile sostenere, come hanno fatto i giudici, differenze sostanziali tra i due principi visto che il contributo di soggiorno è imposto (con tanto di tariffe) e non volontario.
Il costo del contributo
Le tariffe attuali quindi del contributo di soggiorno restano intoccabili: 5,00 euro al giorno per hotel a 2 stelle; € 6,00 al giorno per hotel a 3 stelle; € 7,50 al giorno per hotel a 4 stelle; € 10,00 al giorno per hotel a 5 stelle. Ed ancora 7 euro per gli affittacamere di prima categoria, dai 5 ai 6 euro per le case vacanze. Qui il tariffario completo relativo al contributo.
“Non caro”
Con riferimento alle censure relative al merito degli aumenti tariffari contestati, i giudici hanno ritenuto che i ricorrenti non abbiano fornito “alcuna prova circa l’asserita sproporzione degli stessi“; e l’Amministrazione “ha, inoltre, dimostrato che le tariffe applicate da Roma Capitale si collocano nella media di quelle applicate dagli altri Comuni italiani e al di sotto di quelle applicate dalle altre capitali europee“. La differenza, osservano i più critici, è che mentre nelle altre città, capitali europee incluse, i servizi pubblici funzionano (in primis i trasporti, la disponibilità di taxi e la pulizia dei marciapiedi), a Roma non si vede in cosa siano investiti i fondi raccolti con il contributo di soggiorno.
Le nuove categorie
La Giunta Capitolina aveva approvao le nuove tariffe del Contributo di Soggiorno con una delibera del luglio 2023 rendendole applicabili dal primo ottobre.
Le tariffe sono state incrementate secondo criteri di gradualità e in relazione alle tipologie e alla classificazione delle strutture ricettive alberghiere ed extra alberghiere.
In particolare, sono state introdotte tre categorie per Guest House ed Affittacamere e due categorie per Case e Appartamenti per Vacanze. Intanto i residenti in centro lamentano le problematiche relative all’overtourism.