Nella Giornata Mondiale dell’Ambiente, la vista dall’alto della Pineta di Castelfusano che appare ancora oggi come uno scenario spettrale senza rimedio, fa piangere il cuore.
Dove non c’è il grigio delle piante malate, in cui ha preso il sopravvento la cocciniglia, c’è il verde ridotto a una groviera, diradato stavolta, da un taglio drastico e indiscriminato di alberi. Eppure l’Area 1, visibile nel video di copertina, era quella che gli enti preposti, avevano il dovere di conservare nelle sua originaria definizione: “integrale”.
Della Pineta di Castelfusano cuore verde del Litorale Romano, non sono rimasti che alberi eroici: le immagini strazianti di una fine annunciata
Della Pineta di Castelfusano, cuore verde del Litorale Romano, non sono rimasti che alberi eroici che cercano, nonostante i “limiti” della loro specie, di sopravvivere al tempo, agli agenti atmosferici, ma soprattutto ad un’altra stagione di combattimenti contro i parassiti: la Toumeyella parvicornis famelica di pini domestici.
Di questa lunga vicenda, non possiamo fare altro oggi, nella Giornata Mondiale dell’Ambiente, che raccontare un brutto finale, nonostante la possibilità di cambiarlo ci sia stata e più volte ignorata, da chi doveva rispettare i tempi dell’applicazione di una cura che esiste contro l’invasione di questi parassiti, con i visibili effetti dei ritardi fatali.
Quello che è successo è storia, ma il perché sia accaduto un mistero. Oggi gli esperti ci erudiscono sul fatto che ci sono pini più resistenti che non sono attaccati dalla cocciniglia. Specie diverse come il pinus aleppo. Completamente un altro albero, ma con il quale potrebbe essere tentato l’esperimento di una riforestazione di Castelfusano.
Una chance da dare a questa enorme creatura vivente, in cui trovano riparo innumerevoli specie di animali e che ci tutela dall’inquinamento, ma di cui non ci sono notizie tranne qualche voce di corridoio.
Tagli indiscriminati di alberi e mercato del legno cippato: la storia si ripete
Intanto si taglia in modo indiscriminato, con un destino che sembra in tutto e per tutto quello di un altro polmone verde, la Tenuta Presidenziale di Castelporziano, a cui non molto tempo fa è toccata la “medicina” della cippatura.
“Lo Stato sarebbe stato sconfitto dagli insetti” – commentò all’epoca Labur, a gennaio del 2023, per l’inevitabile fine fatta fare a migliaia di pini infestati di cocciniglia, dentro la Tenuta Presidenziale di Castelporziano.
Il parassita spiegarono, è arrivato nel 2015 e proliferato per trascuratezza e mancanza di fondi: “Una storia che si inquadra in quella ancora più ampia della gestione del patrimonio arboreo in Italia, sviluppandosi su tre tematiche: mancanza di fondi per il verde, leggi disapplicate e un enorme giro di soldi legato al riuso del materiale legnoso per la produzione di bioenergie“.
L’intervento fitosanitario programmato ad agosto 2023, prevedeva così il taglio a raso, con tutto il materiale legnoso derivante dal taglio sul posto (tronchi, rami principali e secondari), ridotto in scaglie tramite triturazione e trasportato fuori dalla Tenuta. Tutto questo, dopo essere stato pesato e destinato a siti di lavorazione per la produzione di bioenergie. In questo articolo anche i particolari dell’asta.
E dopo quasi un anno si torna a parlare di “cippato”, anche in riferimento all’eliminazione dei circa 300 esemplari di pinus pinea abbattuti negli ultimi 5 anni all’Infernetto:
“Con interventi finanziati in “somma urgenza” in ragione del dichiarato pericolo di crolli – spiegò Labur-, e quindi senza alcuna autorizzazione degli uffici competenti, né tanto meno controlli preventivi e successivi sulle modalità con cui sono state svolte le singole operazioni. Senza contare il fatto che non c’è alcuna cognizione in merito alla destinazione del legname recuperato dopo il taglio”.
Questo prodotto prezioso e remunerato a caro prezzo, con importi che variano in base alla qualità del materiale recuperato (da 63 sino a 163 euro a tonnellata), sarebbe insomma il punto in cui fermarsi a riflettere: “E’ un mercato non sempre regolare quello dei tronchi e del legname risultante dalle potature, che viene considerato rifiuto ma che le ditte incaricate dello smaltimento, rivendono a peso d’oro” – denuncia Labur.
Un’inesauribile fonte di guadagno, a cui va aggiunto anche il profitto derivante dal costo del trasporto, che incide in media dai 20 ai 50 euro più iva per tonnellata, come spiega questo articolo.
Troppe sono intanto, le domande irrisposte anche in merito altri oltre 18mila alberi tagliati nella Capitale. Quanti ne sono stati ripiantati? E per quante della aree diradate dalla moria di Cocciniglia, è stato rispettato il ripristino delle stesse specie arboree?
Restiamo con più di un sospeso, mentre le immagini del video di copertina, prestatoci oggi da Emanuele Valeri allo scopo di continuare a parlare del futuro della Pineta di Castelfusano, sono tutto fuorché teoria.
Video di copertina di Emanuele Valeri