Si infila nel letto della suocera 38enne e l’avvinghia. Assolto: “Ha sbagliato stanza”

Sbaglia e si infila nel letto della suocera: lei lo denuncia e il tribunale lo assolve. Il singolare caso a Spoleto

Si infila nel letto della suocera "per sbaglio". Assolto

Per lui è stato semplicemente uno sbaglio di letto, o meglio di camera. Nel cuore della notte invece di rinfilarsi nel letto della fidanzata per errore è finito sotto alle lenzuola della suocera, una bella 38enne, avvinghiandola subito.

Sbaglia e si infila nel letto della suocera: lei lo denuncia e il tribunale lo assolve. Il singolare caso a Spoleto

Signor giudice, ero un po’ brillo ed ho sbagliato letto. Chiedo scusa…Non avrei mai mancato di rispetto”. Alla fine del processo la Corte gli ha dato ragione. E così un ventenne un po’ troppo sbadato è finito assolto dall’accusa di violenza sessuale.

I fatti risalgono a qualche anno fa, a Spoleto. Il giovane, appena 22enne, va a dormire a casa della fidanzata dopo aver scolato qualche cocktail di troppo. Nel corso della notte alza per dal letto in bagno, poi all’uscita invece di tornare nel letto della fidanzata, all’epoca 19enne, per “errore” si infila nel letto della suocera.

La suocera lo caccia subitio via e poi lo denuncia. Passano anni e il processo si chiude. Il pm conclude la requisitoria chiedendo per l’imputato la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione ma la Corte decide per l’assoluzione piena perché “il fatto non sussiste”.

Il fatto è innegabile – ha sostenuto in aula l’avvocato Valter Di Fusco impegnato nella difesa dell’imputato – ma da parte del mio cliente non c’era la volontà di infilarsi nel letto della suocera.

“Un errore di fatto”

Nell’ottica difensiva si sarebbe trattato di un “errore di fatto”. “Non c’era nessuna volontarietà nel compiere quei gesti nei confronti della suocera“, si è battuto in aula il legale del 22enne.

La donna, che aveva subito sporto denuncia e inizialmente si era costituita parte civile, ha poi rinunciato a prendere parte al processo.

Chissà forse perché con gli anni aveva perdonato quel gesto meschino dell’aspirante genero.