Operazione antimafia a Roma: sei arresti nel business della droga che fruttava mezzo milione di euro l’anno (VIDEO)

Operazione antimafia a Roma: il quartiere Quarticciolo messo a "ferro e fuoco" per stanare un'associazione dedita alla produzione e spaccio di droga

Sono sei e tutte di nazionalità italiana le persone gravemente indiziate dei reati di associazione finalizzata alla produzione, detenzione e traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope, finite con le manette ai polsi nell’operazione dei Carabinieri e Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, scattata all’alba di oggi al Quarticciolo.

Operazione antimafia a Roma: il quartiere Quarticciolo messo a “ferro e fuoco” per stanare un’associazione dedita alla produzione e spaccio di droga

Il quartiere Quarticciolo è stato messo a “ferro e fuoco” in queste ore dai Carabinieri della Compagnia di Roma Casilina che su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma stanno dando esecuzione a sei misure cautelari per altrettante persone.

Si tratta di quattro uomini e due donne, emerse come figure facenti parte di di un’associazione criminale in grado di gestire un business di produzione e vendita di stupefacenti che annualmente incassava 500mila euro.

Un giro di cocaina, crack e hashish nel quartiere tra i più attivi per l’attività di spaccio nella Capitale, che avrebbe avuto come persona di riferimento della struttura criminale, un uomo di origini calabresi, già condannato in via definitiva per associazione di tipo mafioso. Avrebbe fatto parte di una cosca ‘ndranghetista di Lamezia Terme con ruoli decisionali.

La rete di fedeli aveva la protezione della struttura mafiosa in caso di arresto

Le attività di indagini tramite attività tecniche hanno permesso l’intercettazione della vendita al dettaglio degli stupefacenti, messa in atto da una rete di persone fidatissime. Dei protetti che anche nel caso di arresto e detenzione, avevano la certezza che con i proventi dello spaccio, la struttura criminale si sarebbe occupata sia del sostentamento delle famiglie che delle spese legali per affrontare processi o pagare cauzioni.

L’arrestato calabrese alla testa dell’associazione è stato ristretto nel carcere di Parma e anche per altre due persone si sono aperte le porte del carcere. Agli arresti domiciliari il resto degli indiziati. Le indagini prevedono la presunzione di innocenza fino a definitiva sentenza di colpevolezza.