Roma, definì “sbandata” Desirèe Mariottini: avvocata condannata

L'avvocata aveva definito Desirèe Mariottini una sbandata: ora la condanna per diffamazione

Desirée Mariottini

Davanti ai magistrati aveva definito “una sbandata” Desirèe Mariottini probabilmente nel tentativo estremo e un po’ goffo di difendere Yousef Salia uno degli imputati, suo cliente, all’epoca appena arrestato per la morte della sedicenne di Cisterna lasciata morire di overdose in un palazzo occupato da pusher a San Lorenzo.

L’avvocata aveva definito Desirèe Mariottini una sbandata: ora la condanna per diffamazione

Ora per una avvocata del foro di Latina, che sia durante un’udienza preliminare che in una memoria ma anche in una intervista tv, aveva accostato la parola “sbandata” a Desirée  è arrivata la condanna davanti ai giudici di piazzale Clodio.

Dovrà pagare una multa di duemila euro per l’accusa di diffamazione. La procura ne aveva chiesti cinquemila. La sentenza è stata emessa oggi, lunedì 9 ottobre.

Assolta, invece, una collega, un’altra avvocata, anche lei sotto processo per lo stesso reato. Era accusata di aver sottoscritto la stessa memoria finita nel mirino della procura, ma la sua firma poi si è rivelata non autentica.

L’avvocata condannata in quel periodo era finita al centro di una accesa polemica perché aveva spinto il suo cliente a denunciare i genitori di Desirée Mariottini per abbandono di minore venendo a sua volta denunciata.

L’affermazione della diffamazione mette un punto ad un capitolo di discredito e di ombre che era stato lanciato su Desirée e sulla sua famiglia“, afferma l’avvocata Claudia Sorrenti che insieme alla collega Maria Teresa Ciotti e Maria Belli assistono da anni i familiari.

Il caso

La morte della sedicenne risale al 19 ottobre del 2018.  Il corpo seminudo di Desirée viene ritrovato disteso su un materasso sudicio, appoggiato a terra, tra un mobiletto dove “cucinare” la cocaina, in un palazzo abbandonato in via dei Lucani tetto per pusher e sbandati. Lì Desirèe aveva assunto stupefacenti e stordita era stata abusata.

Poi la ragazza era entrata in overdose mentre chi le era attorno continuava a guardarla mentre moriva invece di chiamare i soccorsi. Giorni dopo scattarono gli arresti e pure i tentativi di alleggerire la posizione degli imputati, quattro clandestini di origine africana.

Gli imputati

Intanto per il caso della morte di Desirée è stata fissata l’udienza in Cassazione a carico dei quattro stranieri condannati in appello. Il procedimento si aprirà a giorni, il 20 ottobre.

I giudici della prima sezione penale della Suprema Corte saranno chiamati a esprimersi sulla sentenza con cui lo scorso novembre i giudici della corte di Assise di Appello di Roma hanno confermato le condanne di primo grado a due ergastoli per Mamadou Gara e Yousef Salia, a 27 anni di carcere per Brian Minthe e a 24 anni e mezzo per Alinno Chima.

Le accuse nei loro confronti sono a vario titolo quelle di omicidio, violenza sessuale e spaccio di sostanze stupefacenti.