Si era convinto di non riuscire a guarire perché il medico immunologo che lo aveva in cura non gli aveva prescritto la terapia giusta. Nel pomeriggio di ieri, 5 ottobre, un 36enne romano, Renato M., si è presentato allora allo studio dello specialista, in via Po, e lo ha massacrato di botte.
L’immunologo aggredito brutalmente nel suo studio: è in prognosi riservata. Arrestato il paziente
Un’aggressione brutale. Il medico – l’immunologo Francesco Le Foche, 66 anni, volto noto in tv per il suo impegno contro il Covid – dopo il pestaggio, con calci e pugni diretti per lo più al viso, è stato ricoverato d’urgenza in codice rosso all’Umberto I di Roma in codice rosso.
Il colleghi, al pronto soccorso, gli hanno diagnosticato un trauma cranico e fratture al naso e all’orbita oculare sinistra.
L’aggressione
Secondo la ricostruzione degli investigatori l’uomo si sarebbe presentato allo studio medico di Le Foche con la scusa di un consulto e poi è andato subito in escandescenze aggredendolo con violenza.
La segretaria e alcuni pazienti in sala d’attesa hanno subito chiamato il 112. Sul posto sono accorse due volanti della polizia.
Per l’aggressore, con diversi guai con la giustizia alle spalle, è scattato l’arresto per tentato omicidio. A far scattare le manette, con non poca fatica, gli agenti del commissariato di Villa Glori.
Il provvedimento è stato convalidato nella mattinata di oggi a piazzale Clodio e il 36enne è stato trasferito nel carcere di Regina Coeli.
Il paziente – è stato ricostruito poi – si era convinto di avere una grave malattia infettiva alla colonna vertebrale che, a suo dire, l’immunologo non era stato in grado di affrontare.
La rapina allo studio medico
A marzo si era verificato un altro grave episodio che ha coinvolto camici bianchi. In uno studio medico a Nuova Ponte di Nona due rapinatori armati di pistola sono entrati in uno studio polispecialistico ed hanno rapinato i tre medici in servizio, tutte donne.
Il blitz armato all’ora di chiusura dello studio, in via Francesco Caltagirone. Le tre dottoresse sotto la minaccia dell’arma sono state costrette a consegnare soldi e anche un orologio.
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