Sentiero Trilussa, la strenua lotta dei comitati di quartiere contro la discarica al Fosso di Malafede

Un’area naturalistica alle porte del mare che volontari e residenti cercano di difendere a denti stretti da chi l’ha scambiata per un deposito di rifiuti a cielo aperto

Continua senza sosta il braccio di ferro tra chi getta rifiuti, anche pericolosi, nel Fosso di Malafede e i gruppi di volontari e di residenti che combattono senza sosta per difendere e valorizzare il Sentiero Trilussa, un percorso naturalistico che costeggia ben tre aree protette del X Municipio: la riserva del Litorale Romano, quella della tenuta presidenziale di Castelporziano e il Parco Regionale di Decima Malafede.

Un’area naturalistica alle porte del mare che volontari e residenti cercano di difendere a denti stretti da chi l’ha scambiata per un deposito di rifiuti a cielo aperto

Il Sentiero Trilussa, che prende il nome dal celebre poeta dialettale romano Camillo Mariano Salustri, scomparso nel 1950 e amava intrattenersi in compagnia di un gruppo di amici presso l’Osteria del Malpasso in via Romeo Collalti nei pressi della vicina via Pontina Vecchia, è costantemente bersagliato dall’abbandono di rifiuti. Questo si verifica, in particolare, nei pressi del Fosso di Malafede transitabile, in teoria, soltanto dai mezzi di un cementificio situato nelle vicinanze ma di fatto percorso da chi viene per scaricarvi abusivamente materiali di risulta di ogni tipo.

A turno, i comitati di quartiere, si alternano con sacchi e tanta buona volontà per rimuovere reperti di notevole ingombro come, negli ultimi giorni, un divano e una pesantissima porta in ferro che i volontari hanno trasportato a forza di braccia in un punto dove l’Ama è poi intervenuta a prelevarli. In terra sono rimasti avanzi che andranno necessariamente imbustati affinché possano essere smaltiti.

Sentiero Trilussa, la strenua lotta dei comitati di quartiere contro la discarica al Fosso di Malafede 1

Le immagini pubblicate su Facebook dal presidente del Comitato di quartiere di Vitinia, Mario Percolini, parlano da sole. L’area che è soggetta a tutela ambientale è di fatto abbandonata a se stessa anche perché non facilmente raggiungibile dalle pattuglie delle forze dell’ordine le quali, in virtù dei limiti imposti alle loro funzioni potrebbero soltanto denunciare e multare persone colte in flagrante violazione dei divieti in materia di corretto smaltimento dei rifiuti.

La questione giuridica è, ulteriormente, resa complessa dal fatto che, sul sentiero di proprietà comunale grava una servitù di passaggio a favore del vicino impianto cementizio. Questo significa che l’amministrazione è l’unica che potrebbe mettere sotto chiave l’intero settore ma che dovrebbe in ogni caso poi garantire e controllare il transito ai mezzi autorizzati.

Sul sentiero di competenza comunale esiste anche una servitù di passaggio che facilita le scorribande di chi lo ha trasformato in una discarica

E così il Sentiero Trilussa, lungo sette chilometri, che parte da Vitinia all’angolo tra via del Risaro e via Massa Fiscaglia ed è facilmente raggiungibile a piedi dalla vicina stazione ferroviaria della Roma Lido affonda, sia pure in parte nel degrado, nonostante la presenza di chi lo percorre a piedi oppure in bicicletta. Rifiuti a parte il paesaggio che si incontra è a dir poco poetico tra ruscelli di acqua limpida e campi dove pascolano mucche maremmane e cavalli allo stato brado.

Il percorso si dirige verso sud, passa sotto la via Cristoforo Colombo sfruttando la galleria di un sottopasso e giunge sino all’intersezione con via Pontina Vecchia, dalla quale si può tornare al punto di partenza camminando riprendendo in senso opposto la via del Risaro. Un paradiso, insomma, se non fosse per un degrado del quale non è semplice sbarazzarsi.

Sentiero Trilussa, la strenua lotta dei comitati di quartiere contro la discarica al Fosso di Malafede 2

Da dieci anni puliamo il sentiero -scrive in un post uno dei volontari che se ne prendono cura- e vediamo il cementificio con i rifiuti che vanno e vengono secondo la criticità del momento o la buona volontà dei cittadini, ma solo il comune ha la chiave del cancello per decidere se farne un’area naturalistica o lasciare che avvenga tale scempio sul proprio terreno. Tonnellate di amianto nascoste tra il canneto nonostante gli sposti sono lasciati sbriciolare al vento”.