L’infermiera uccisa, oltre venti coltellate. Il marocchino ammette

Il marocchino abitava a Torrevecchia, dopo la mattanza ha buttato il coltello ed è tornato a casa

Adil Harrati e la vittima Rossella Nappini

Oltre venti coltellate: era una furia Adil Harrati, nel momento in cui ha ucciso l’infermiera Rossella Nappini. Il marocchino di 45 anni ora è accusato di omicidio premeditato. Era andato a casa di lei già col coltello in tasca, poi l’appostamento nell’androne dopo l’ultimo confronto.

Il marocchino abitava a Torrevecchia, dopo la mattanza ha buttato il coltello ed è tornato a casa

Lui voleva riallacciare la relazione e trasferirsi a vivere insieme. Lei era decisa a interrompere i contatti.

Il marocchino, in Italia da una decina di anni, viveva a Torrevecchia, con due connazionali e un italiano. Al momento dell’arresto non ha opposto resistenza e si è lasciato portare via.

Guardava fisso nel vuoto e ha ammesso: “Solo io”, per confermare che aveva compito da solo quell’orrore.

Hadil Harrati, in stato confusionale da giorni, dopo il delitto era rimasto fermo affidandosi alla sorte: nessun tentativo di fuga, ma neanche nessuna intenzione di consegnarsi agli investigatori, messi subito sulle sue tracce dalla mamma e dai familiari della vittima, uccisa alle cinque del pomeriggio di lunedì 4 settembre nell’androne del palazzo in cui abitava con la madre 80ene in via Allievo, al Trionfale.

Un ex stalker

Negli ultimi giorni lui la pressava. Rivoleva – sosteneva – almeno i soldi che aveva investito per lei, parlava di duemila euro. Forse per dei lavori di ristrutturazione in casa. Forse solo una grande bugia. “Anche per il tempo speso insieme”, diceva lui che non accettava l’interruzione della relazione.

L’infermiera aveva conosciuto il manovale marocchino proprio quando lui aveva svolto per lei dei lavori in casa della madre, dove la donna si era trasferito mesi fa da Campagnano.

Gli agenti della Squadra Mobile e della Polizia Scientifica hanno posto sotto sequestro l’appartamento di Torrevecchia, così come il telefonino del marocchino.

La Scientifica tornerà per un ulteriore sopralluogo a caccia di tracce di sangue della vittima nel bagno dove il presunto assassino potrebbe aver lavato le scarpe, dopo aver buttato abiti ed armi probabilmente in un cassonetto.

Ieri il post della sorella dell’infermiera: “Purtroppo stavolta non sono riuscita a salvarti“, ieri sera la fiaccolata dei colleghi del San Filippo Neri.

Il post di Gualtieri

Sulla tragedia dell’infermiera il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha scritto: “Un’altra tragedia ha strappato la vita ad una donna: Rossella Nappini era una madre, un’infermiera che si occupava con dedizione dei suoi pazienti, una persona generosa impegnata nella difesa dei diritti e della sicurezza delle donne. Mi stringo al dolore dei suoi cari e dei colleghi, attoniti, come tutti noi, per la brutalità con cui è stata barbaramente uccisa.

Dobbiamo contrastare la violenza sulle donne in tutti i modi possibili, rafforzare le leggi che cercano di combatterla e, soprattutto, lavorare per una trasformazione culturale profonda, a partire dall’educazione nelle scuole, basata sul rispetto delle differenze, inflessibile nella condanna anche di quegli atteggiamenti che troppo spesso vengono sottovalutati e tollerati.

Questa strage deve finire una volta per tutte, non lasciamo che questa barbarie abbia il sopravvento”.