Rebibbia, detenuto si arrampica su una gru: trattative per fermarlo

A Rebibbia un detenuto sale su una gru: intervengono i vigili del fuoco

Un detenuto italiano, recluso nel reparto G11, nella mattinata di oggi, domenica 6 giugno, durante l’ora d’aria è sfuggito all’attenzione degli agenti, ha scavalcato due recinzioni e si è arrampicato su una gru di un cantiere interno all’istituto penitenziario.

A Rebibbia un detenuto sale su una gru: intervengono i vigili del fuoco

L’allarme è scattato poco prima delle 10. Ci sono volute cinque ore di trattative per dissuaderlo. “Voglio un elicottero o mi butto giù“, la minaccia.

Il detenuto si è deciso a scendere dalla gru, solo pochi minuti fa, poco prima delle tre del pomeriggio.

Alle 9,50 l’allarme della Polizia penitenziaria di sorveglianza ha fatto accorrere subito sul posto i vigili del fuoco.

L’uomo è riuscito scavalcare la recinzione del cortile passeggi e una seconda perimetrazione salendo sulla gru e da ore è ancora lì: “Mandatemi un elicottero”, è stata una delle frasi che ha urlato, camminando su e giù, in maniera nervosa, lungo il braccio della gru.

A riferire da subito la situazione di grave preoccupazione nel carcere Gennarino De Fazio, segretario della Uilpa Polizia Penitenziaria: “Siamo alle prese con un ennesimo gesto di protesta estremo di un detenuto nelle nostre prigioni che, da un lato è indice del disagio in cui versa l’utenza, specie quella affetta da patologie psichiatriche e che rimane pressoché abbandonata a se stessa.

Dall’altro- aggiunge – conclama la vulnerabilità del sistema penitenziario le cui sorti si reggono per quel che è possibile esclusivamente sul diuturno sacrificio degli operatori, primi fra tutti quelli del Corpo di polizia penitenziaria in sottorganico di 18mila unità“.

Sperando che l’episodio si risolva senza conseguenze particolari, evidenziamo che non sempre va così e che, anche per un semplice dato statistico, non potrà sempre essere così. Per questo  il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio – aggiunge De Fazio – farebbe bene a interessarsi compiutamente alle questioni carcerarie al di là degli aneddoti che ama raccontare”.

L’uomo, che è in carcere per possesso d’armi e maltrattamenti in famiglia, finirà di espiare la propria pena nel 2024.

Fondamentali nel convincerlo a scendere, in questo caso, sono stati gli agenti della squadra negoziatori, un nuovo reparto formato ad hoc per casi come questo della questura di Roma, che lavora sotto la supervisione del dirigente del soccorso pubblico, operando con personale della questura addestrato alla scuola di Pescara.

Pochi poliziotti, troppi detenuti

Per fronteggiare l’emergenza sono stati, intanto, richiamati in servizio le unità di Polizia Penitenziaria a riposo, ha fatto sapere il sindacalista Massimo Costantino segretario regionale Fns Cisl Lazio.

L’Istituto che è bene ricordare ha una carenza di personale di polizia penitenziaria di circa 200 unità – spiega Costantino – Attualmente il sovraffollamento dei detenuti è di circa 347 detenuti in più mentre quello regionale risulta in aumento rispetto al mese precedente ed ora è di 922 detenuti considerato che n. 6.209 risultano essere i detenuti reclusi nei 14 Istituti del Lazio, rispetto ad una capienza regolamentare di detenuti prevista di 5.287”.

L’allarme è rientrato solo poco prima delle tre del pomeriggio: quando gli agenti sono riusciti a convincere il detenuto a scendere.

La maxi rissa a Regina Coeli

Tensioni in aumento negli istituti penitenziari romani. A giugno una maxi rissa a Regina Coeli ha coinvolto una cinquantina di detenuti.

Maxi rissa nel carcere romano di Regina Coeli. Nella mattinata domenica 25 giugno, al momento di accedere all’area della messa si sono scatenati degli scontri violentissimi. Una cinquantina di detenuti, due gruppi distinti della terza e della sesta sezione, hanno cominciato a insultarsi e poi a prendersi a pugni e calci mentre gli agenti in servizio chiedevano rinforzi.