Non trovandola nella banca dati delle giovani scomparse, gli inquirenti per dare un nome alla ragazza trovata morta al Pigneto il 30 giugno hanno deciso di diffondere gli oggetti trovati accanto al suo scheletro: un accendino, il giubbotto, lo zainetto, una collana, degli elastici, ora divenuti preziosi reperti.
Lo scheletro del Pigneto: gli inquirenti puntano all’identificazione tramite oggetti e vestiario della vittima
Chiunque dovesse trovare un collegamento tra le foto dei reperti pubblicati e la giovane è pregato di chiamare il 112 o di recarsi alla caserma dei carabinieri più vicina. Il decesso potrebbe risalire a più di un anno fa e per ora è impossibile stabilire anche solo se sia trattato o meno di una morte violenta.
Accantonata l’ipotesi che possa trattarsi di Andreea Rabciuc la 27enne rumena sparita nell’Anconetano il 12 marzo del 2022 gli investigatori ripartono dalle poche cose trovate accanto ai suoi resti per dare una svolta alle indagini, che non potrà mai decollare senza l’identificazione.
Da qui l’appunto fatto circolare dai carabinieri su disposizione del pm Giulia Guccione.
Oggetti pertinenti il rinvenimento dello scheletro, avvenuto il 30 giugno 2023, a Roma, in via Ettore Fieramosca, altezza civico 144, tra Casal Bertone e il Pigneto.
– accendino provvisto di un involucro di colore blu riportante l’immagine del “Che Guevara”
– elastici per capelli, di cui: due di colore nero e uno arancione. Due bracciali, di cui: uno in gomma di colore bordeaux, riportante la scritta visibile di colore bianco “JUSTO” e l’altro con perline in plastica di colore viola
– collanina in metallo di colore argento con crocifisso;
– zaino in tessuto di nylon di colore nero con tasca anteriore, chiuso da zip (ossidate), riportante anteriormente le diciture cucite “LOVE DENNY ROSE”;
– giubbotto imbottito smanicato, presumibilmente di colore verde, marca “MUSTARD”;
A seguito di ispezione del medico legale, sui resti della giovane è stata rilevata la presenza di due placche mandibolari, sul lato sinistro, che lasciano presumere una precedente frattura ossea, datata nel tempo.
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