Guidonia, Luigi Panzieri di 86 anni accoltellato a morte e derubato in casa: due arresti

La coppia di arrestati è ora indagata in quanto sospettatA d'essere entrata in casa dell'anziano, che sarebbe poi stato accoltellato e derubato di soldi in contanti e oggetti di valore

ROMA-DROGA-ARRESTATE-DUE-PERSONE-LOCALE-CASSA-BANCONE-YOUPOL-APP-
Immagine di repertorio

Guidonia: la polizia di Stato, a seguito di approfondite indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Tivoli, ha eseguito oggi, giovedì 15 giugno, un’ordinanza di applicazione della misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di un uomo ed una donna, gravemente indiziati in quanto sospettati d’aver ucciso a casa sua, con varie coltellate, l’86enne pensionato Luigi Panzieri.

La coppia di arrestati è ora indagata in quanto sospettatA d’essere entrata in casa dell’anziano, che sarebbe poi stato accoltellato e derubato di soldi in contanti e oggetti di valore

L’episodio era avvenuto nella scorsa primavera e dopo oltre 1 anni di indagini, gli agenti della squadra mobile della polizia e del commissariato di polizia distaccato di Tivoli-Guidonia hanno arrestato per questo omicidio due persone, ora indagate in concorso. In manette sono finiti un uomo di 51 anni e una donna 47enne.

Ora la coppia è gravemente indagata per il reato d’omicidio pluriaggravato, per l’accoltellamento del pensionato, che quella mattina era stato ucciso a coltellate dentro casa sua, nella frazione di Colleverde, nel territorio di Guidonia.

Da subito l’uomo e la donna erano finiti sotto la lente d’ingrandimento della polizia di stato, come principali sospettati, in quanto i due indagati erano molto vicini alla vittima e grazie alla loro familiarità con la vittima, avevano accoltellato Panzieri allo scopo di rubargli oggetti preziosi e soldi in contanti, questa la motivazione dell’assalto a colpi d’arma bianco.

Ripetutamente ferito da vari e profondi fendenti, Panzieri era morto praticamente sul colpo, ingannato dal ruolo di domestica svolta dalla donna a casa dell’accoltellato, dato che settimanalmente la donna aveva accesso all’abitazione dell’86enne per fare le pulizie.

Pertanto il Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta della Procura, ha emesso la misura cautelare prevista per il reato d’omicidio pluriaggravato dal fatto di aver ucciso per compiere il furto e approfittando di una vittima anziana e dunque debole, per di più sfruttando a proprio favore la relazione lavorativa della donna, che le aveva permesso di entrare facilmente a casa dell’assalito.

In particolare, dalla ricostruzione della polizia, dopo averlo ucciso ed essere scappati, è emerso che la coppia di sospettati si sarebbe appropriato di una catenina e di 4 anelli in oro, oltre ad una carta libretto smart e a una postepay, tramite le quali, subito dopo l’omicidio, gli indagati avevano fatto alcuni prelievi Bancomat rubando 700 euro.

Dopo i prelievi bancari, la donna era tornata a casa della vittima e, nel tentativo di crearsi un alibi, aveva suonato al citofono di Panzieri, già morto da tempo, fingendosi sorpresa per la mancata risposta, continuando nell’inganno andando poi ad allertare il portiere che poi contattava la figlia della vittima.

Quest’ultima, giunta poco dopo sul posto, era entrata casa scoprendo l’accaduto e dando il via alle indagini.

In particolare, sono stati esaminati tutti gli spostamenti della coppia il giorno del delitto e grazie anche alle testimonianze raccolte, sono emerse molte incongruenze nelle dichiarazioni fatte dai due indagati, consentendo di ricostruire tutti gli spostamenti avvenuti quel giorno.

Successivamente, le collaterali attività tecniche svolte nel corso di oltre un anno di indagini hanno restituito un quadro compatibile dove numerosi sono stati i riferimenti e le affermazioni captate che hanno permesso di attribuire alla coppia vari e gravi indizi di colpevolezza.

In particolare, è stato evidenziato dalla polizia l’atteggiamento manipolatorio da parte dell’uomo indagatodescritto dal Giudice per le Indagini Preliminari come dotato di “personalità controllante” e “dispotica” – costantemente manifestatosi nel corso delle indagini nei confronti della donna, con la quale intratteneva una relazione intima.

Tutto questo era finalizzato a nascondere le sue responsabilità, spingendo la donna persino a fare agli investigatori dichiarazioni autoaccusatorie pur di salvare l’uomo, anche tentando di coinvolgere un fantomatico complice rivelatosi inesistente, per poi cambiare più volte la versione dei fatti.

Soprattutto, a pochi giorni dal delitto, l’uomo, spinto dall’intenzione di uccidere la donna e di guadagnarsi l’impunità per l’omicidio, l’accompagnava nei pressi di un negozio di casalinghi, spingendola a comprare un flacone di acido muriatico con il quale avrebbe dovuto tentare il suicidio, per simulare con la polizia una sorta di pentimento per quanto da lei commesso.

Il tutto, come lo stesso Giudice per le Indagini Preliminare riconosce, era stato architettato dall’uomo per garantirsi il silenzio dell’unica persona che l’avrebbe potuto collocare sulla scena del crimine con il giusto ruolo, considerato che l’ingestione dell’acido muriatico avrebbe potuto uccidere la donna.

Per fortuna, per cause indipendenti dalla sua volontà, l’istigazione nei confronti della donna a togliersi la vita non andava però a buon fine.

Come sempre in questi casi ricordiamo ai nostri lettori che gli indagati vanno sempre considerati, al momento, come presunti innocenti, in considerazione dell’attuale fase del procedimento, ovvero quella delle indagini preliminari, con le prove che eventualmente si formeranno nel corso del processo, fino all’emissione  di una definitiva sentenza di condanna nel terzo grado di giudizio.