Roma, palazzo in fiamme: chi sono gli indagati

I pm titolari dell'inchiesta contestano tre reati. Disposta l'autopsia della vittima 

C’è l’amministratore del palazzo, il direttore dei lavori, e i responsabili di tre ditte. Nell’atto con cui oggi la procura ha disposto l’autopsia di Antonio D’Amato, l’80enne morto sulle scale durante l’incendio del palazzo a Colli Aniene, ha effettuato le prime iscrizioni del registro degli indagati per cinque persone.

I pm titolari dell’inchiesta contestano tre reati. Disposta l’autopsia della vittima

Tre le ipotesi di reato contestate dai pm Luigi Fede e Roberta Capponi: omicidio colposo, disastro colposo e lesioni colpose. Nell’incendio che ha semidistrutto due scale dell’edificio si sono contati, infatti, un morto, 17 feriti di cui tre gravi e 78 sfollati. (leggi qui)

Sarà poi lo sviluppo delle indagini ad accertare le eventuali singole responsabilità.

Nell’elenco degli indagati l’amministratore del condominio, il direttore dei lavori, il manager di una società di Torino responsabile del general contractor, la legale rappresentante di una società di Perugia che si stava occupando dei lavori e anche il responsabile di una ditta di Ardea che aveva aperto un cantiere in sub appalto.

L’autopsia

Il pm ha chiesto al medico legale, Silvestro Mauriello dell’università Tor Vergata, di accertare tempi, mezzi e cause della morte di Antonio D’Amato. La salma su indicazione dello stesso pm verrà anche sottoposta agli esami tossicologici di rito.

Secondo l’avvocato Alessandro Olivieri, che assiste i familiari della vittima “è prematuro fare pronostici sulle responsabilità prima di aver accesso agli atti e alle risultanze degli accertamenti disposti dalla Procura sulle cause dell’incendio. In questo momento ciò che preme ai familiari della vittima, come a tutti i suoi cari, è quello di poter dare lui una degna sepoltura non appena sarà effettuato l’esame autoptico“.

La vittima

L’anziano era morto mentre cercava una via di fuga. L’ottantenne originario di Velletri, stava cercando di arrivare sul tetto, ma ha trovato il lucernario chiuso.  E’ quindi rimasto intrappolato tra il sesto e il settimo piano dove poco prima aveva pranzato nell’appartamento della compagna.

L’uomo, anziché scendere a terra attraversando la nube nera che in pochi istanti ha avvolto le case, come hanno fatto gli altri inquilini, ha tentato la via di fuga dall’alto, salendo sul tetto che riteneva più vicino. E’ possibile anche che poi abbia provato a tornare indietro, a riscendere le scale, ma è rimasto asfissiato dal fumo.