Omicidio del caporal maggiore, estradato il tunisino Mohamed Abidi (VIDEO)

Abidi dopo il pugno fatale tentò anche di camuffare l'omicidio ritenuto preterintenzionale

E’ stato estradato oggi, 15 marzo, dalla Francia al varco della polizia di frontiera di Ventimiglia Mohamed Abidi, l’ex calciatore tunisino di 30 anni accusato dell’omicidio preterintenzionale di Danilo Salvatore Lucente Pipitone, 44 anni, il caporal maggiore dell’Esercito aggredito a pugni la notte tra il 10 e l’11 febbraio a Centocelle e morto a distanza di poche ore. (leggi qui)

Abidi dopo il pugno fatale tentò anche di camuffare l’omicidio ritenuto preterintenzionale

Gli agenti della Squadra Mobile di Roma lo attendevano per notificargli l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per la morte del caporal maggiore.

Abidi – secondo la ricostruzione della Polizia – era fuggito da Roma qualche giorno dopo l’aggressione quando la sua foto era ormai circolata sui mass media

Dopo aver appreso della sua partenza, ed accertato che avesse dei parenti in Francia nella zona di Montpellier, allora si è proceduto  ad intensificare i precedenti contatti già avviati con la Polizia Francese, attraverso il Servizio di Cooperazione Internazionale (S.C.I.P.) Divisione S.I.Re.N.E.,  che hanno portato al fermo del tunisino il 24 febbraio,  al posto di Polizia di Frontiera francese di Le Perthus, al confine con la Spagna, munito di fotocopia di un documento intestato ad un connazionale di nome Mohammed C.

Era conosciuto dalla Gendarmeria Francese in quanto in passato era stato fermato per guida senza patente nella zona di Perpignan: nella circostanza gli erano state prese le impronte digitali, risultate utili per la sua identificazione e per riscontrare l’inserimento nel circuito Schengen del Mandato di Arresto Europeo ai fini di estradizione emesso dall’autorità giudiziaria competente.

Dietro alla morte di Lucente una banale lite per motivi di viabilità. Poi l’aggressione con un pugno, risultato fatale per il militare.

Dei testimoni, infatti, avevano notato la scena  delle due auto, la Fiat 500 Abarth del tunisino e la Fiat Panda del militare infermiere al Coelio, ferme in mezzo alla carreggiata con il motore acceso.

Soccorso negato

Il tunisino che era vestito completamente di nero, compreso il cappuccio e lo scalda collo, dopo il pugno si sarebbe chinato verso la vittima provando a scuoterla per sincerarsi delle sue condizioni, ma avendo notato che il malcapitato non aveva reazioni, lo avrebbe afferrato dalle spalle e trascinato verso lo sportello lato passeggero, sistemandolo in posizione semi seduta per poi allontanarsi velocemente a bordo della sua auto.

Le serrate indagini hanno portato al rintraccio del proprietario del mezzo, un romano dell’87, il quale quella notte aveva prestato la sua auto ad un suo conoscente di origini tunisine, a lui noto come “Mo Bro” che poi gliela aveva riportata nella nottata stessa.

L’identificazione

Lo straniero veniva identificato  come Mohamed Abidi, grazie all’impronta trovata da personale del Gabinetto Interregionale della Polizia Scientifica di Roma sul vetro dell’autovettura del Caporal Maggiore, e poi riconosciuto dal proprietario della 500 a seguito di individuazione fotografica.

Ora gli accertamenti vanno avanti sui fiancheggiatori che ne hanno coperto la fuga (leggi qui).