A Roma vince la strategia di Giorgia Meloni. Francesco Rocca alla prova del nove

La sconfitta voluta e cercata alle comunali di Roma ha dato i suoi frutti ma adesso Francesco Rocca è chiamato a dare risultati sulle gravi criticità: sanità e mobilità

La perfetta strategia politica di Giorgia Meloni si sta concretizzando in queste ore. I detrattori della premier che due anni fa criticarono la scelta scolorita del candidato sindaco alle elezioni comunali di Roma, oggi hanno un motivo per ricredersi. Conquistare il Campidoglio nell’autunno 2021 non avrebbe prodotto la vittoria di oggi e avrebbe certamente influenzato le elezioni politiche del settembre scorso.

La sconfitta voluta e cercata alle comunali di Roma ha dato i suoi frutti ma adesso Francesco Rocca è chiamato a dare risultati sulle gravi criticità: sanità e mobilità

Più che Francesco Rocca, figura semisconosciuta ai più ma ben collegata con il mondo del volontariato e della Chiesa, la vittoria alle regionali di queste ore si deve a una precisa strategia politica di Giorgia Meloni. Certo, l’essere stata all’opposizione rispetto al governo nazionale dei premier “non eletti” (Conte primo e bis, Draghi) ha dato forza alle idee di Fratelli d’Italia ma è, secondo me, su Roma che si è giocata la partita più importante nell’escalation verso le vette politiche del partito.

I dati ufficiali indicano in Fratelli d’Italia il partito più votato a Roma in queste elezioni regionali: il partito di Giorgia Meloni ha toccato il 33,09% delle preferenze. Un elettore su tre (di quelli che hanno raggiunto le sezioni) ha scelto FdI. Il Pd, che ha espresso il presidente uscente della Regione (Nicola Zingaretti) e l’attuale sindaco di Roma (Roberto Gualtieri), è uscito con le ossa rotte raccogliendo appena il 22,44% dei consensi.

Stare all’opposizione, dunque, sembra fare bene. Ne è talmente convinta Giorgia Meloni che a novembre 2021, quando si votò per il rinnovo del Consiglio comunale e del primo cittadino di Roma, la leader di FdI puntò su Enrico Michetti (leggi qui), una figura di secondo piano, un “civico” semisconosciuto, un personaggio sbiadito, poco empatico, non convincente. Insomma un perdente. Meloni non voleva vincere (leggi qui). Sapeva bene che Roma è una città complessa da amministrare, dai problemi per certi versi irrisolvibili, dalle criticità incancrenite. Presentarsi alle politiche prima e alle regionali poi con un sindaco di centrodestra che nulla avrebbe potuto fare per dare una sterzata alle mille emergenze di Roma, avrebbe potuto rappresentare un’ipoteca pesante sulle possibilità di successo.

Altra cosa è poter conquistare la Regione Lazio con un Governo nazionale omologo com’è avvenuto in queste ore (leggi qui). Giorgia Meloni sa che, una volta ottenuta la Pisana, dall’alto dei poteri nazionali possono essere calati aiuti e supporti che potrebbero in qualche modo consolidare la sua posizione politica.

Le criticità più pressanti

Attenzione, però, perché sarà fondamentale formare una squadra di assessori competenti e agguerriti, capaci di aggredire pancia a terra i problemi che attendono soluzioni. Due su tutti: la sanità e la mobilità. Zingaretti e D’Amato, nonostante abbiano portato fuori dal guado la Regione Lazio dal rischio default con un commissariamento durato dieci anni, hanno lasciato una sanità nel pantano. La pandemia da covid non ha aiutato certo a risollevare la testa ma più di qualche scelta gestionale ha messo in crisi il sistema: pronto soccorso a corto di personale, posti letto per i ricoveri ridotti all’osso, assistenza territoriale praticamente sparita, liste d’attesa infinite per esami e visite specialistiche.

Il terreno è sdrucciolevole come quello che riguarda la mobilità. Le ferrovie regionali concesse Roma-Viterbo e Metromare sono allo sbando con decine di migliaia di pendolari che ogni giorno devono spostarsi con l’incognita di non arrivare a lavoro o a scuola. Le strade regionali come la via Pontina che non sono più in grado di reggere il peso dei flussi di traffico. La progettazione di nuovi tracciati ferma da anni.

Passata l’euforia della vittoria, è già ora di rimboccarsi le maniche. C’è chi sostiene che sia iniziata l’onda lunga della Meloni ma, attenzione, a non farla diventare ben presto un’onda di melma.