Roma, la crisi chiude dopo 45 anni il centro sportivo Nadir: palazzi su quei terreni

Lo storico centro sportivo in zona Torrevecchia, fondato nel 1978, cessa di esistere, affossato dai numerosi problemi sorti dall'inizio della pandemia da Covid

Roma: un’altra attività storica chiude i battenti nella Capitale, stritolata dal carovita, dal calo delle iscrizioni dei suoi tesserati, dalle salatissime bollette e dalla recessione, senza poter più fare fronte alle bollette e ai costi di gestione: cessa di esistere dopo 45 anni il centro sportivo Nadir in zona Torrevecchia, da sempre punto di riferimento per gli sportivi di questo quadrante della Capitale e sui suoi terreni sorgeranno nuove palazzine.

Lo storico centro sportivo in zona Torrevecchia, fondato nel 1978, cessa di esistere, affossato dai numerosi problemi sorti dall’inizio della pandemia da Covid

Il centro sportivo, aperto nel 1978, in via Francesco Bonfiglio 62, ha iniziato ad accusare pesanti difficoltà economiche fin dall’inizio delle frequenti “aperture e chiusure” susseguenti alla pandemia da Covid ed ha stretto i denti fino ai primi di febbraio, quando ha definitivamente annunciato tramite un accorato post social pubblicato sulla sua pagina facebook, che cessava le attività.

Sala pesi, nuoto, pallanuoto, karate, tantissimi corsi e circa 30 dipendenti ora senza lavoro, e l’assenza di un polo d’aggregazione per il quartiere, con il Nadir che aveva circa un migliaio di iscritti prima del Covid, ed era apprezzatissimo da tante famiglie.

Numerosi i commenti sotto al post che definiscono l’ormai ex centro sportivo come una “seconda famiglia” e lo rimpiangono.

Il testo del post recita quanto segue:Con grande Dispiacere , comunichiamo la chiusura ufficiale dello storico Centro Sportivo Nadir il suo viaggio volge al termine. Ci teniamo a specificare che questa scelta non è stata assolutamente voluta da noi , per noi come voi,  il Nadir è sempre stata una casa mentre per altri è stato solo una struttura con nessuna caratteristica degna di rilievo , banale , scomoda,  di cui non vedevano l’ora di far saltare in aria il tetto … ed eccoli accontentati!”

“Abbiamo sperato fino all’ultimosi spiega nel post che ci fosse una possibilità di redimerlo … purtroppo non si è potuto. Ci tenevamo a ringraziare ognuno di voi , uno ad uno , che lungo il cammino di questi 40 anni ne ha fatto parte ed  ha condiviso con noi tutto ciò che circonda Lo sport, nella sua più sana essenza, che purtroppo in molti campi è andata perduta . Abbiamo fatto il possibile per rendere questo posto  sempre come una grande famiglia , un posto accogliente dove non si è solo numeri e speriamo che tutto ciò è rimasto con voi”.

Poi si dà spazio ai ricordi, con la proprietà che scrive: “Rimarrà sempre nei nostri ricordi tutto quello che abbiamo vissuto qui sia in positivo che in negativo. (speriamo per voi sopratutto in positivo). Anche in questi anni duri di recessione economica , Covid , problemi familiari che hanno portato poi alla chiusura , nonostante tutto, abbiamo sentito tutto il calore della gente che è cresciuta qui e ha portato poi i loro figli e i loro nipoti. Quando per strada a volte capitava di parlare con uno sconosciuto , di un’altra parte di Roma o di un’altra regione , alla fine si veniva a scoprire che conosceva il nadir … che soddisfazione quando nella loro voce e nei loro occhi si leggeva il ricordo felice dei momenti passati nel nostro centro, questa è la nostra soddisfazione più grande , sapere di aver lasciato un ricordo in un ognuno di voi” .

I proprietari hanno deciso di vendere, il rogito notarile è stato firmato, e ora al posto del Nadir sorgerà un complesso residenziale con palazzine immerse nel verde di varie metrature, con buona pace degli amanti dello sport.

Questa è solo l’ultima serranda abbassata di un’ecatombe che ha sempre come protagonisti gli stessi problemi: calo delle iscrizioni, bollette astronomiche, difficoltà a sostenere i costi dopo la pandemia e un difficile ricambio generazionale.

Solo negli ultimi mesi vi avevamo raccontato della libreria Odradek, nel cuore della Capitale (leggi qui), che è stata chiusa per il calo delle vendite, così come difficoltà simili mesi prima avevano fatto cessare l’attività al panificio Palombi di via Veneto, centro della “Dolce Vita” (leggi qui) mentre i pochi giornali venduti hanno fatto chiudere i battenti anche ad una storica edicola di Ostia, quella gestita fino a fine ottobre scorso, nel quadrante di Levante dalla signora Franca, in via Pietro Rosa (leggi qui).

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“Libreria non più sostenibile”: a Roma chiude Odradek