Roma, liceale smercia allucinogeni: “condannato” a insegnare inglese a scuola

Ai Parioli il diciottenne superata la singolare messa alla prova disposta dal giudice si è ritrovato però di nuovo a processo per false ricette a base di allucinogeni assieme a cinque coetanei

Dalle ricette false per vendere nel mercato nero farmaci allucinogeni alle aule delle scuole per insegnare inglese. E’ la singolare messa alla prova disposta da un giudice di piazzale Clodio per un diciottenne andato a processo per aver tentato di acquistare con una prescrizione taroccata medicine a base di benzodiazepine in una farmacia dei Parioli.

Il diciottenne superata la singolare messa alla prova disposta dal giudice si è ritrovato di nuovo a processo per false ricette a base di allucinogeni assieme a cinque coetanei

Il ragazzo, un liceale madrelingua, ha avuto così la possibilità di evitare la condanna, facendo il “prof stile Cambridge” nelle scuole che si erano rese disponibili per i percorsi di recupero. Messa alla prova conclusa con plauso dopo aver insegnato a decine di coetanei. Il ragazzo ha evitato così la condanna.

Nel frattempo però si è ritrovato di nuovo in tribunale insieme ad altri cinque coetanei, per lo più compagni della stessa comitiva a Roma Nord, che si erano specializzati, nello smercio di farmaci allucinogeni oppioidi a base di ossicodone, codeina e benzodiazepine. Nel caso specifico al giovane il pm Carlo Villani ha contestato di aver contraffatto un certificato con la prescrizione di 28 compresse di Depalgos (a base di ossicodone con effetti simili all’eroina) a firma di un medico del tutto ignaro. A segnalare il caso ai carabinieri era stato il farmacista, considerato che non c’era neanche corrispondenza tra l’intestatario della ricetta e l’acquirente. L’udienza preliminare si è aperta oggi ma sarà discussa a marzo. L’accusa è per tutti uguale: falso.

Tra i destinatari delle sostanze – come contestato ai coimputati – vi erano anche alcuni minorenni. I carabinieri hanno analizzato il contenuto dei cellulari traducendo le chat. “Vendime 3 perks” significava tre pasticche di Depalgos. L’indagine era stata avviata un paio di anni fa da un approfondimento del Tribunale dei minori su un gruppo di baby pusher. Tra le deposizioni raccolte dagli investigatori anche quella della madre di una ragazza, fidanzata di uno degli attuali imputati. In seguito a una lite col fidanzato la figlia era rimasta in stato confusionale: dalle analisi è emerso poi che aveva assunto psicofarmaci allucinogeni tra cui Xanax, Rivotril, Valium e cannabinoidi.

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