Elezioni comunali a Roma: ecco perché Virginia Raggi vincerà

Le mosse del Pd per tenere in piedi la coalizione con il M5S e un centro-destra litigioso favoriranno Virginia Raggi per la vittoria al ballottaggio

campidoglio

Ci metto la firma fin da ora: Virginia Raggi resterà il sindaco (o la sindaca come ormai va di moda) di Roma. Impossibile che ci riesca al primo turno ma al ballottaggio sbaraglierà l’avversario, probabilmente il designato della destra.

Le mosse del Pd per tenere in piedi la coalizione con il M5S e un centro-destra litigioso favoriranno Virginia Raggi per la vittoria al ballottaggio

Una serie di fattori favoriranno la sindaca uscente verso la riconferma al Campidoglio. Al primo posto, permettetemi di dirlo, l’inconsistenza degli avversari ma anche l’abilità dell’amministrazione pentastellata uscente che ha saputo attendere per riversare sforzi enormi per la manutenzione della città negli ultimi mesi di governo.

Roma è un brulicare di cantieri, questo è innegabile. Virginia Raggi in sede centrale e i municipi più “sodali”, si stanno dando un gran da fare nelle opere di manutenzione: il verde pubblico, la mobilità ciclabile, la sistemazione delle strade sono i segni più evidenti in questa ultima trance quinquennale di gestione della città. Certo, il fatto che la maggior parte delle strade rifatte siano opera di “risarcimento” delle compagnie telefoniche è un particolare troppo raffinato per distinguere i meriti. Le ciclabili? Possono scontentare qualche automobilista ma i talebani della mobilità a due ruote sono entusiasti. L’abbattimento degli alberi, a volte incomprensibile, sarà compensato dalla massiccia opera di ripiantumazione: gli appalti sono stati assegnati e i lavori stanno partendo.

L’abilità di riservare i cantieri sul finale di consigliatura dopo quattro anni di semi-immobilismo (in attesa di rimettere i conti in sesto, si è giustificato), è un’astuzia che aiuterà non poco nella cabina elettorale.

Insomma, tempismo e memoria corta dei romani dovrebbero favorire la benevolenza verso Virginia Raggi. Che, non dimentichiamo, è uscita indenne da ogni indagine della magistratura. E per chi gestisce Roma, burocrazia maledetta, non è poco.

C’è, poi, un’altra carta vincente: il Pd è diviso e combattuto. Come giustificare una guerra senza confine con Virginia Raggi se in Regione e al Governo nazionale i dem vanno a braccetto con il M5S? Ecco, allora, il perché del ritiro dalla possibile tenzone da parte dell’unico candidato che poteva realmente impensierire la sindaca uscente, l’immarcescibile Nicola Zingaretti. Finchè il Governo durerà, stante anche l’accordo firmato con il sangue alla Regione Lazio, Virginia Raggi potrà dormire sonni tranquilli. Peraltro la sbiadita candidatura di Roberto Gualtieri e l’antagonismo di Carlo Calenda interno alla sinistra fanno prefigurare una spaccatura del fronte tale da ritenere impossibile che uno dei due possa accedere al ballottaggio.

In quel caso, piuttosto che votare un candidato sindaco del centro-destra, l’elettore d’area dem al secondo turno molto facilmente riverserà il consenso verso Raggi. Magari con l’aiutino di un appello al voto responsabile e antifascista, in nome dell’onestà e della legalità, lanciato sul filo di lana.

Infine, non è fantapolitica immaginare un inconfessato e riservato accordo tra Pd e M5S per manovre facilitatrici in quel di Torino dove la uscente sindaca Chiara Appendino (M5S) ha dichiarato di non ricandidarsi. Quella è una roccaforte della sinistra e il Pd vuole far rivivere la tradizione; magari con il favore di una candidatura marginale del mondo grillino.

E la destra in tutto questo? Non pervenuta. Il fronte diviso di-lotta-e-di-governo finora ha partorito il topolino Guido Bertolaso, un rispettabilissimo signore di 71 anni che non può certamente competere con la notorietà e la freschezza (forse in scarsa simpatia sì) di Virginia Raggi. Le elezioni sono distanti e qualcosa potrebbe cambiare? Difficile ipotizzarlo: Giorgia Meloni, l’unica con il pedigree giusto per ambire alla carica più alta in Campidoglio, guarda alla leadership della destra nazionale. Per il resto l’orizzonte è deserto e pacioso.

redazione@canaledieci.it

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