Parco di Castel Fusano, agonia infinita (VIDEO)

Inizia la stagione calda e facciamo il punto a quattro anni del devastante incendio che distrusse una superficie del parco di Castel Fusano pari a 65 campi di calcio

Sono passati quattro anni dagli incendi del 17 e 21 luglio 2017 che distrussero 45 ettari di boscaglia e macchia mediterranea nel parco di Castel Fusano. Alla vigilia della stagione calda, non solo sotto il profilo climatico ma anche di quello politico, può essere utile fare il punto della situazione.

Inizia la stagione calda e facciamo il punto a quattro anni del devastante incendio che distrusse una superficie del parco di Castel Fusano pari a 65 campi di calcio

La pineta di Castel Fusano agonizza nell’incuria e sotto l’attacco di un parassita, la Toumeyella Parvicornus o Cocciniglia tartaruga. E a quattro anni da quei roghi distruttivi, non un solo albero è stato messo a dimora nonostante le promesse dell’amministrazione comunale. Molti ricordano il selfie che la sindaca Virginia Raggi, alla fine di quel rovente luglio di quattro anni fa, venne a scattarsi mentre le fiamme ancora divampavano.

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Il selfie di Virginia Raggi a luglio 2017 mentre le fiamme bruciavano la pineta di Castel Fusano

La sindaca pentastellata promise l’immediata messa in sicurezza della pineta, la sua bonifica e la riforestazione dell’area distrutta dal fuoco. Promesse solo in parte mantenute. Nuovo incendi non ce ne sono stati, è vero. Merito dell’attenzione dei Carabinieri Forestali, della Protezione civile regionale e degli operatori del Servizio Giardini comunale. Ma non si può neanche negare che subito dopo gli incendi del 2017 venne individuato dai Carabinieri Forestali un piromane, condannato per quei fatti a quattro anni di reclusione. Quattro anni, appunto, sono passati.

A dire il vero c’è chi si è messo a disposizione per provvedere alla bonifica con la rimozione degli alberi andati a fuoco e di quelli morti, pericoloso substrato per parassiti e funghi dannosi alle piante sane. Si tratta della società agricola “I Cipressi” che dopo aver informalmente da tre anni la disponibilità a eseguire la bonifica non solo gratuitamente ma addirittura pagando in nuovi alberi e servizi (giochi per bambini, cestoni, tabelle segnaletiche). Questo perché la biomassa raccolta costituisce un patrimonio particolarmente interessante per la produzione di energia.

A gennaio scorso la ditta ha protocollato questa disponibilità con una manifestazione di interesse ma quell’offerta non ha mai ricevuto risposta.

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La moria di alberi è ormai inarrestabile nel parco di Castel Fusano

In compenso, è vero, il Comune di Roma ha svolto una gara d’appalto per l’acquisto e la messa in opera di alberi. Costo dell’operazione 391mila euro per 700 alberi ma, attenzione, quelle piante devono essere ripartite tra tre municipi (il Nono, l’Undicesimo e il Dodicesimo) e devono andare ad arricchire l’habitat di Villa Pamphili oltre al parco di Castel Fusano. Assegnata a novembre scorso, la gara qui nella pineta di Ostia non ha ancora mosso i primi passi.

Nel frattempo un pericoloso parassita, Toumeyella Parvicornus o Cocciniglia tartaruga, sta uccidendo i pini non solo di Castel Fusano. Siamo stati tra i primi a lanciare l’allarme (leggi qui): molti esemplari sono ormai secchi e su questo fronte fa male al cuore registrare pesanti ritardi. A novembre dello scorso anno la grancassa propagandistica registrò la sperimentazione di prodotti somministrati in endoterapia ad alcune piante di via della Villa di Plinio. Da allora non se ne è saputo più nulla. La Regione Lazio per la lotta alla Cocciniglia tartaruga ha stanziato mezzo milione ma appare una somma risibile.

Non fa passi avanti neanche lo scandaloso fenomeno della prostituzione stanziale. Su via del Lido di Castelporziano, su via della Villa di Plinio e su via Cristoforo Colombo trans e donne di colore si vendono seminude, indifferenti agli sguardi imbarazzati delle famiglie che vanno al mare. E il parco, con i suoi cespugli a bordo strada, fa da alcova per il loro sesso mercenario, teatro di sfruttamento criminale e possibile innesco di focolai accidentali.

La sindaca di Roma ha annunciato recentemente l’avvio di un progetto innovativo di sorveglianza del parco con l’ausilio di droni e di immagini satellitari. E’ una strategia auspicabile ma è chiaro che avrà bisogno di risorse economiche e, soprattutto, di operatori pronti a intervenire con tempestività in caso di emergenza.

Una parola, infine, la meritano i servizi disponibili per i frequentatori del parco pubblico. I servizi igienici sono chiusi e non può essere altrimenti in epoca pandemica. Averli sottratti alla custodia di volontari, come ha fatto il X Municipio, è significato averli consegnati a senza fissa dimora che vi hanno allestito i loro giacigli. Le fontanelle nel parco scarseggiano e diverse tra quelle esistenti sono state private dell’erogatore. C’è poi il tema dei punti-ristoro: uno dei tre esistenti , ovvero la Casina del Bosco di via del Martin Pescatore, è chiuso ormai da un anno. E’ un locale di grande utilità e rappresenta anche un simbolo (leggi qui). E’ di proprietà del Comune di Roma che in tutto questo tempo non è ancora riuscito ad affittarlo e farlo riaprire.

redazione@canaledieci.it

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