Ostia: Davide Di Porto culturista e attore romano 55enne, dopo una carriera televisiva che sembrava avviata alla grande con la partecipazione al reality l’Isola dei Famosi, nell’edizione di successo che dodici anni fa vedeva al timone Simona Ventura, oggi tira le somme di un lavoro non sempre allineato con i suoi obiettivi nello spettacolo.
Qualche amarezza e delusione sono arrivate da quel mondo sotto i riflettori, ma che lo hanno riportato, solo in attesa di tempi migliori, a tornare alle origini della sua prima professione di personal trainer, nata dalla passione per il culturismo e per il cinema, quando con papà Angelo per tutti “Angelone”, andava fin da piccolo sui set, e nella sala trasteverina di San Grisogono ad ammirare il film “Maciste” e il suo idolo, l’attore Steve Reeves.
Davide Di Porto, parla dei prossimi obiettivi, aprendo l’album dei ricordi di Trastevere, quando da ragazzino ammirava i film del “Maciste” Steve Reeves
Come si dice, correva l’anno 2010, quando su Rai 2, nel programma di successo e novità di quegli anni l’Isola dei famosi, faceva la sua comparsa come naufrago Davide Di Porto. Un’esperienza che si è conclusa senza quella scia stellare che il 55enne romano di Trastevere e da 20 anni a Ostia, forse si aspettava, ma che non gli ha impedito di correre perchè come dice lui: “A metà strada tra il nulla e il successo, non riesco proprio a stare”.
Qualche inciampo nella corsa però c’è stato, e così come per tante persone durante il Covid anche qualche difficoltà a livello economico. Ma Davide Di Porto si è fatto riconoscere per la sua caparbietà anche in poche ore di conversazione con noi, dove la forza è ritornata nelle sue parole soprattutto quando abbiamo preso il discorso della sua adorata famiglia:
“Ero solo un “fanello” – racconta Davide di Porto – così si chiamano a Trastevere i ragazzini, quando mio padre, che oggi non è più con noi, mi portava con lui al lavoro, un bambino curioso nel mondo delle comparse e della macchina del cinema. Allora infatti papà Angelo coordinava i gruppi degli attori per le grandi produzioni. Un sogno chiamato cinema e noi c’eravamo in mezzo ma dalla parte del dietro le quinte”.
E’ certo Davide Di Porto, nel ripercorre la macchina dei ricordi e con un fermo immagine a Via Vicolo del Moro a Trastevere, che quella passione per la cura del corpo e dei muscoli sia arrivata già in quegli anni, gli anni dei film al cinema dopo pranzo a vedere il grande “Maciste”, un ruolo interpretato da tanti attori stranieri e italiani, ma il suo preferito era su tutti lo splendido attore statunitense Steve Reeves.
“Sono ancora un personal trailer e forse il culturista italiano al momento più famoso – prosegue Davide senza falsa modestia – ma la pandemia mi ha massacrato e oggi non si creda tanto migliorata la situazione. Tanti non lo pensano ma mentre per un calciatore c’è la tutela dello stipendio, per chi è un professionista nelle palestre è dura riprendere il ritmo, nonostante non ci sia quel contato fisico – che nel calcio c’è – proibiitissimo ovviamente con il Covid sempre alle calcagna. Io parlo per me ma penso anche ai colleghi che si sono inventati di tutto per andare avanti“.
“Sono fiducioso – conclude -, e forse proprio dall’idea di tornare a respirare l’aria di un set cinemarografico non voglio staccarmi. A 3 massimo 4 anni ero un predestinato fortunato in braccio al grandissimo De Sica, presi parte anche a delle scene di un suo film bimbo tra i bimbi attori in scene d’insieme. Poi una presenza nella Mandrakata e in Romanzo Criminale. Sono vanitoso – ammette – e mi devo mettere in evidenza quindi la comparsa non posso più farla. Ho anche la coscienza di dire che stare con me come uomo non è facile ma quando amo, anche in quello non ho vie di mezzo, e ho amato moltissimo la mia Lina“.
L’attore e culturista ci svela cose forse già note, ma che tiene a sottolineare con un po’ di orgoglio, e cioè che è padre di cinque figli, Vittorio di 28 anni, Alessandra di 22, Sara di 16 anni, Daniele Jovinelli 30enne e l’atra figlia Sharon di 26 anni che lo ha reso nonno a 55 anni:
“Un nonno bello e in forma” conclude Di Porto in stile con la sua vanesia e simpatica spontaneità.
Davide Di Porto a Ostia da vent’anni: “Potrebbe essere una piccola Monte Carlo a due passi dall’Eur”
“Nell’80 da via Vicolo del Moro siamo stati “gentilmente” sradicati, e con la mia famiglia scegliemmo di venire a Ostia. Scelta forzata naturalmente – spiega l’attore – ma tra le alternative era la migliore. Ostia mi fa venire rabbia, potrebbe essere una piccola Monte Carlo mentre è stata trattata malissimo negli ultimi anni come una discarica di Roma, tra buche e altro. Qualcuno ci chiamò romani di serie B e questo non l’ho mai mandato giù, ma ammetto che in tanti anni non ho visto dei grandi miglioramenti, forse solo la qualità del mare e la zona di Levante, ma ammetto che amo Capocotta e la libertà di fare una partitella a pallone sulla spiaggia”.
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