L’Anac, Autorità nazionale anticorruzione richiama il Comune di Roma riguardo all’infinita vicenda della costruzione del nuovo ponte della Scafa. A 18 anni dall’ideazione siamo ancora a carissimo amico .
Per l’Anac il progetto e l’appalto dell’opera prevista fin dal 2004, sono lontani “principi di efficienza e di efficacia, tempestività, trasparenza e correttezza”
Sono passati 18 anni dall’avvio della progettazione del nuovo Ponte della Scafa e ancora non ci sono certezze sui tempi e sui costi della sua realizzazione. Per questo motivo l’Anac, Autorità nazionale anticorruzione, prende di petto il Comune di Roma che dell’opera è stazione appaltante.
Con la delibera 849 del 21 dicembre scorso l’Anac interviene su una vicenda che ha dell’incredibile: nonostante la disponibilità dei fondi, a distanza di un tempo inaccettabile, per il Ponte della Scafa non è stata ancora messa neanche la prima pietra. E non solo: non si sa neppure quando questo potrà avvenire e con quali tempi di realizzazione.
L’intervento dell’Anac scaturisce da una segnalazione del 2019 di Labur. Da quella comunicazione è nato l’intervento dell’Anac con due anni di istruttoria prima di emettere l’ordinanza.
In otto pagine di delibera, avente per oggetto “Progetto stradale del nuovo ponte della Scafa e relativa viabilità di collegamento – Importo complessivo: 39.000.000,00 euro” l’Anac esamina la vicenda sotto il profilo di “Efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa”.
Sono gli stessi tecnici dell’Anac, attraverso i documenti ottenuti dall’amministrazione locale, a fare la cronistoria dello sfascio. Gli step sono riassunti nelle considerazioni finali del documento di otto pagine: “progettazione avviata nel 2004, progetto definitivo approvato nel 2009, aggiudicazione della gara nel 2013, stipula del contratto nel 2018”. Ciò nonostante, prosegue l’autorità “a oggi, nessuna certezza sui tempi della consegna della progettazione esecutiva non ancora avviata – concretizza una gestione dello stesso ben lontana dai principi di efficienza e di efficacia, tempestività, trasparenza e correttezza”.
A suscitare l’intervento dell’agenzia anticorruzione è stata la richiesta di una variante dovuta a carenze progettuali che avevamo segnalato (leggi qui). Queste lacune hanno richiesto una variante progettuale onerosa di quasi 11 milioni di euro che, aggiunti agli oltre 27 milioni della fase iniziale, raggiungono il costo totale previsto dell’opera di quasi 39 milioni.
La situazione ha due livelli di gravità: la prima è di natura contabile e l’altra relativa al disagio procurato ai fruitori dell’opera. “I lunghi tempi ad oggi impiegati nella gestione dell’intervento sono da ritenersi ancora più gravi se si considera che l’opera era stata ritenuta necessaria ed urgente per risolvere una situazione di pesante congestionamento del traffico locale, tanto da essere inserito negli interventi legati allo stato di emergenza nel settore del traffico e della mobilità della città di Roma dichiarato con DPCM del 4.06.2006 ed affidato ad una gestione commissariale” sottolineano dall’Anac.
Riguardo all’aspetto contabile, la variante proposta a febbraio 2021 per correzioni progettuali di natura geognostica “produrrebbe un incremento dell’importo contrattuale di circa il 40%”. Per questo motivo l’Anac individua precise responsabili sanzionabili anche dalla Corte dei Conti per danno erariale: “Parrebbe pertanto profilarsi il ricorrere dell’ipotesi dell’errore progettuale, o comunque di una insufficiente attività di caratterizzazione dello stato dei luoghi in sede di progettazione definitiva”.
Insomma, mentre gli automobilisti aspettano da 18 anni la realizzazione di un’opera indispensabile e già largamente finanziata, l’amministrazione capitolina “sbaglia” passaggi tecnici (leggi qui), fa scadere i pareri (leggi qui) e fa lievitare i costi.
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