La rapina nell’appartamento al primo piano era già finita quando il vigilantes-giustiziere è sceso da casa sua, al terzo piano con la pistola, ed ha rincorso nel piazzale uno ad uno i ladri in fuga, quelli a piedi e quelli in auto, ed ha aperto il fuoco, per tre volte, sparando dieci colpi, “con la ferma volontà di uccidere”. Poi lo sfogo coi primi vicini in arrivo: “Ho fatto un casino, chiamatemi l’avvocato”. Di fronte a lui uno dei ladri a terra con un buco che gli ha trapassato la testa e l’ogiva nel cappello.
Il vigilantes spregiudicato e pericoloso: la ricostruzione del giudice. Il papà di Ciurcemel: “Merita l’ergastolo”
E’ così che Antonio Micarelli si è guadagnato tre capi di accusa: oltre all’omicidio volontario per la morte di Antonio Ion Ciurciumel, due tentati omicidi per altrettanti ladri rimasti senza un nome. I fatti sono del 6 febbraio in una palazzina al 1004 di via Cassia, ieri l’arresto.
Il quartiere: “Reazione da pistolero”
E se all’inizio si era guadagnato persino la stima di molti ora c’è chi al vigilantes volta le spalle, a partire dal suo quartiere. “Dal video sembra un serial killer. Ha sparato e risparato come un pistolero. Poteva ammazzare pure qualcuno di passaggio, qualcuno di noi”.
I genitori e la compagna di Ciurciumel sembrano un po’ sollevati nonostante la disperazione: “Impossibile non arrestarlo. Ha ammazzato il nostro Antonio come un cane. Stava scappamdo dopo aver compiuto una brutta cosa, meritava l’arresto, forse anche le botte ma non di essere ammazzato come un cane. Ci vorrebbe l’ergastolo”.
A inchiodare il vigilantes e smontare il suo castello di bugie – ho sparato perché mi hanno aggredito con una mazza ferrata e poi perché hanno cercato di investurmi due volte con la macchina – un video che Canaledieci ha allegato in questo articolo nel link.
Il gip Rosalba Liso che ha firmato il mandato di arresto in carcere per il vigilantes non ha dubbi su chi ha sparato e con quale fine “Non è necessario scomodare le dichiarazioni rese dal Micarelli per affermare senza ombra di dubbio che è stato il Micarelli a sparare con la ferma intenzione di uccidere”.
A rapina chiusa – scrive il gip – ha “rincorso un soggetto vestito con abiti scuri e a breve distanza ha esploso al suo indirizzo almeno due colpi di pistola puntando l’arma con il braccio teso ad altezza d’uomo.
Poi si è poi girato e diretto verso l’autovettura dove era salito pochi istanti prima (almeno) il conducente e sempre con il braccio teso ha esploso un colpo verso lo sportello lato conducente.
E infine si “è diretto verso un soggetto che correva verso la staccionata scavalcandola e a breve distanza ha esploso un colpo che lo ha ferito mortalmente alla testa“.
Si è atteggiato a giustiziere

“Quel che appare ancora più grave e che scandisce la volontà omicida è la circostanza che il Micarelli si sia determinato ad uccidere in ben tre scansioni temporali come emerge dal video; scansioni in cui aveva modo di riflettere mentre si “atteggiato” a giustiziere puntando l’arma contro i rapinatori, sino a colpirne mortalmente uno”, aggiunge il giudice. Un rapinatore “che stava semplicemente dandosi alla fuga”.
Quella di Micarelli è sembrata una “caccia all’uomo”, con dieci colpi esplosi a più riprese.
Da qui l’esclusione della legittima difesa, compresa quella putativa. Altro addebito per il vigilantes-giustiziere: non ha nemmeno chiamato i soccorsi, ma un medico vicino di casa che ha poi avallato la sua versione, smontata però dalle indagini dei carabinieri.
Disprezzo per la vita umana
Per il magistrato Micarelli si è mostrato “spregiudicato e pericoloso”, incapace della “più naturale forma di rispetto che si dovrebbe nutrire per qualsiasi vita umana”.