Lascia morire la fidanzata, accusato di omicidio

Sarà processato in Corte di assise per omicidio volontario: il mancato soccorso equiparato all'omicidio

Palazzo di giustizia
L'ingresso di piazzale Clodio

Invece di chiamare un’ambulanza col telefono faceva ricerche con google: “Cosa fare in caso di overdose?”. E’ così che un 43enne romano pensava di salvare la fidanzata in fin di vita. Ora è accusato di omicidio. La donna, non era in overdose, nonostante lui le avesse somministrato droghe, ma sfiancata da una polmonite bilaterale che l’ha uccisa in tre giorni.

Sarà processato in Corte di assise per omicidio volontario: il mancato soccorso equiparato all’omicidio

Per il fidanzato ora la procura ha chiesto e ottenuto il processo per omicidio volontario aggravato.

L’uomo, accusato anche di cessione di sostanze stupefacenti, lesioni e maltrattamenti in famiglia, per rianimare la compagna l’aveva anche sottoposta a una doccia ghiacciata.
I maltrattamenti per gli inquirenti, però, andavano avanti da mesi e si sono conclusi con la morte della donna avvenuta il 18 gennaio del 2022.

Il 43enne, infatti, sarebbe stato violento e ossessivo con lei. L’aveva privata del cellulare costringendola ad usare solo il suo, la controllava e all’occorrenza picchiava. Nelle contestazioni anche il fatto di averla allontanata dalla famiglia o sottoposta a terapie con psicofarmaci senza prescrizione medica.

L’agonia della giovane è durata tre giorni. E si aperta con una festicciola a base di eroina. La donna si sente male e lui non la soccorre. Nel capo di imputazione i pm Antonio Verdi e Stefano Pizza scrivono che si sarebbe limitato “a buttarla a testa in giù dentro il vano doccia, spogliandola e mettendo in lavatrice i suoi vestiti, facendole poi assumere cocaina e sostanze psicotrope”.

Ed ancora: “Lasciandola in uno stato di incoscienza e di agonia per più giorni e fino al decesso, avvenuto per una broncopolmonite massiva bilaterale, che subito segnalata poteva essere trattata con successo”. La telefonata al 112 scatterà solo dopo la morte. Il suo processo si aprirà ad aprile e dovrà fare i conti con la giustizia di fronte alla Corte di Assise.

Come Maddalena

Una storia che ricorda il contesto che ha portato alla morte Maddalena Urbani, figlia di Carlo Urbani lo scienziato che per primo isolò il virus della Sars. In questo caso la ragazza era veramente in overdose ma chi l’avrebbe potuta salvare si era limitato, come d’altronde il 43enne romano che ha lasciato morire la compagna di polmonite,  a chiedere consigli agli amici e a fare ricerche su google.

La I corte di Assise del tribunale di Roma, a ottobre per la morte della Urbani, ha condannato a 14 anni di carcere Abdulaziz Rajab, il pusher siriano, che la notte del 26 marzo 2021 pur ospitando in casa la 21enne non aveva chiamato i soccorsi pur sapendola in overdose (leggi qui). La Corte ha riconosciuto per il siriano l’omicidio volontario con dolo eventuale

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