Lancia frecce contro il figlioletto, indagato per maltrattamenti

Le frecce sganciate con una balestra per passatempo: nel mirino il figlio di 9 anni 

Usava il figlio di nove anni come bersaglio del suo passatempo preferito, la balestra. L’unica accortezza, mirare con le frecce dalla vita in giù evitando le parti più sensibili. È l’accusa mossa a un papà di 40 anni per cui la procura di Latina ha chiesto il rinvio a giudizio contestando il reato di maltrattamenti in famiglia.

Le frecce sganciate con una balestra per passatempo: nel mirino il figlio di 9 anni

Non l’unica vessazione, però. Il papà infatti avrebbe anche percosso con una cintura di cuoio il bambino spesso anche rimproverato a malo modo perché, a suo dire, più affezionato alla madre.

Della drammatica violenza di cui è stato vittima il bambino, la Procura viene informata quando la mamma, a marzo di due anni fa, presenta denuncia al commissariato di polizia di San Basilio. Il fascicolo poi viene trasmesso a Latina dove si sarebbero verificati gli episodi più gravi.

Il bimbo preso come mirino della balestra è il primo di quattro figli. La donna è terrorizzata sia per i modi che l’ex marito usa coi bambini sia con lei.

Il più grandicello, allora 9 nove anni, verrà quindi ascoltato ed è allora che rivela dei dettagli che impressionano anche gli psicologi che devono assisterlo.

Il padre talvolta, spiega, lo poggia alla parete, tira fuori balestra e lancia le frecce. Una storia agghiacciante: il bambino ovviamente si sente usato come bersaglio anche se il padre, nel suo passatempo, non punta proprio a centralo ma a schivarlo per un soffio.

La balestra e la cocaina

Non sono mancate così anche le situazioni a rischio: infatti il bambino, da quanto viene ricostruito, viene preso di mira pure quando è in movimento. Ma c’è ancora uno sfregio più grande: il piccolo si sente chiamare “infame” perché preferisce trascorrere il tempo con la madre.

Il piccolo parla anche di veleno per topi, ossia di cocaina. Un paio di giorni fa il papà viene arrestato anche per droga. Un’altra conferma per gli inquirenti.

Ad occuparsi del caso Bo Guerreschi che come presidente e fondatrice del centro Bon’t worry, specializzato nell’assistenza in caso di violenze, assiste il piccolo con la mamma.

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