Maddalena Urbani lasciata morire: l’amico siriano condannato a 14 anni

La morte della Urbani fu omicidio volontario per omissione. L'amica condannata per omissione di soccorso

maddalena urbani

Maddalena Urbani poteva essere salvata. La I corte di Assise del tribunale di Roma, oggi, 24 ottobre, ha condannato a 14 anni di carcere Abdulaziz Rajab, il pusher siriano, che la notte del 26 marzo 2021 pur ospitando in casa la 21enne – figlia di Carlo Urbani lo scienziato che per primo isolò il virus della Sars – non chiamò i soccorsi pur sapendola in overdose. La Corte ha riconosciuto per il siriano l’omicidio volontario con dolo eventuale. Decaduta l’accusa di omicidio, invece, per l’amica di Maddalena. 

La morte della Urbani fu omicidio volontario per omissione. L’amica condannata solo per omissione di soccorso

La Corte presieduta da Marina Finiti ha condannato anche Kaoula El Haouzi, la 23enne amica della vittima, anche lei quella notte in casa del pusher siriano. La condanna però per lei si è fermata a a 2 anni di carcere e con l’accusa di omissione di soccorso.

Anche Kaoula, per tutti Carola, non chiamò l’ambulanza affidandosi alla decisione del siriano di non chiamare il 118 per non allertare indirettamente le forze dell’ordine. Per lei, però, la Corte ha fatto decadere l’accusa di omicidio in concorso.

L’uomo era agli arresti domiciliari per spaccio di stupefacenti e non avrebbe potuto ricevere ospiti. Quella notte, quindi, aveva preferito non chiedere aiuto al 118 per evitare ulteriori guai con la giustizia.

Maddalena Urbani morì così per overdose di metadone: si sarebbe potuta salvare semplicemente con un medicinale anti narcotico.

Il pm Pietro Pollidori aveva chiesto rispettivamente 21 e 14 anni per i due imputati (leggi qui). 

Una notte in agonia

Maddalena era morta a casa del siriano, in in via Vibio Mariano, in zona Cassia, per overdose al termine di un’agonia durata tutta la notte.

Ma il siriano Rajaz Abdulalil, 64 anni, venne arrestato con l’accusa di omicidio volontario solo il 10 luglio del 2021, ad alcuni mesi da quella assurda nottata.

La ragazza si sentì male nel suo appartamento, dopo aver assunto delle droghe e un quantitativo eccessivo di metadone. Ad accompagnarla nell’appartamento proprio Carola.

Ne’ il siriano ne’ l’amica di Maddalena, succube in quel momento delle scelte del padrone di casa, però, avevano chiamato i soccorsi. Sarebbe bastato allertare un’ambulanza.

Il siriano all’epoca agli arresti domiciliari per spaccio di stupefacenti, preferì avvertire un amico tossicodipendente che aveva studiato un paio di anni medicina e un manovale romeno che aveva fatto un corso di salvataggio in cantiere.

Il succo di frutta

Entrambi, però, avevano suggerito che in caso di persistenza del malore sarebbe stato meglio avvertire il 118. Alla povera Maddalena il siriano invece offrì del succo di arancia.

La mamma di Maddalena Urbani, Giuliana Chiorrini, assistita dall’avvocato Matteo Policastri, si è costituita parte civile nel procedimento. “Mia figlia poteva essere salvata e invece è stata lasciata morire”, si dispera ancora.

Per la madre di Maddalena la Corte ha riconosciuto una provvisionale immediatamente esecutiva di 100mila euro, per il fratello 70mila.

La figlia dello scienziato Urbani era partita da Perugia, dove viveva, il giorno prima ed era arrivata a Roma nel quartiere Tomba di Nerone insieme a Carola: “È svenuta per strada – si era poi giustificata la ragazzapensavo fosse un malore per i suoi digiuni”.

Poi, in cerca di aiuto, siamo arrivate in casa di quell’uomo in zona Cassia. Ho rianimato Maddalena con una manovra poi si è addormentata. La mattina dopo l’ho trovata morta”.

L’avvocato Andrea Palmiero, che assiste il siriano già pensa al secondo rado: “Valutate le motivazioni della sentenza  ricorrerò in appello convinto che si è trattato di un reato colposo. Il mio assistito non aveva compreso la gravità delle condizioni di salute di Maddalena Urbani“.

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