Pienone sulle spiagge di Ostia dove si sono riversati centinaia di migliaia di romani a caccia di un po’ di fresco. I 37 gradi all’ombra registrati mediamente in questi giorni in diversi punti della Capitale, a parte gli estremi segnalati dal report di Legambiente, hanno spinto in tantissimi a cercare refrigerio nel mare di Roma, pur consapevoli dei pesanti disservizi che si registrano riguardo alle attività balneari.
Sono quattordici gli stabilimenti balneari di Ostia chiusi e inattivi. E non va meglio con le spiagge libere: servizi assenti per i due km di costa dei Cancelli, lungo la Litoranea
E’ sempre più rovente l’aria sulla Capitale dove l’effetto dell’anticiclone africano è una temperatura che all’ombra si attesta intorno ai 37 gradi di media. Le centinaia di migliaia di bagnanti romani che nel giorno dei santi patroni Pietro e Paolo hanno raggiunto il mare di Ostia, però, hanno dovuto fare i conti con le spiagge inaccessibili sia per i sequestri imposti dalla magistratura che per le inefficienze della macchina amministrativa capitolina. Sono ben quattordici gli stabilimenti balneari dalle porte sbarrate e dagli arenili impraticabili. E a questi si aggiungono i due km di spiaggia libera di Castelporziano, i famosi Cancelli distesi lungo la Litoranea Ostia-Anzio, sommersi dal degrado e dai servizi igienici e di ristoro inutilizzabili per una gara lanciata con pesante ritardo dal Campidoglio.
Chi ha privilegiato le spiagge di Roma questa domenica, si è dovuto accontentare di spazi ridotti e quindi ammassarsi sugli arenili aperti e funzionanti.
Quali sono gli stabilimenti balneari chiusi a Ostia
L’elenco degli stabilimenti chiusi a Ostia e dei motivi per i quali non sono utilizzabili è assolutamente sconfortante: i sette impianti sono sequestrati dalla magistratura per abusivismo (Bungalow, La Spiaggia di Bettina, Peppino a Mare, La Mariposa, il Venezia, lo Shilling, il Capanno), l’Aneme e Core e il Village dichiarati abusivi in affidamento all’Agenzia nazionale per i beni confiscati, la Casetta e il Kursaal perché distrutti dai vandali, lo Sporting Beach per ritiro della concessione al titolare, parte dell’Ibiscus perché cantiere per la ricostruzione dell’arenile, il Condominio Maresole dichiarato illegittimo.
Qualcuno ha calcolato che questo quadro apocalittico parte dettato dalla magistratura e parte dall’ottusità del Comune di Roma, si traduce nella perdita di circa 250 posti di lavoro oltre quelli dell’indotto e nella mancanza di quasi 1500 cabine. Un disagio non indifferente determinato non solo da chi avrebbe realizzato manufatti abusivi sulle spiagge ma anche da chi dopo quaranta anni ha deciso di respingere le richieste di condono edilizio e di chi ha scelto un timing gravemente impattante sulla organizzazione della villeggiatura estiva.
Per il resto, come ogni domenica d’assalto al mare, è stata una caccia spasmodica al parcheggio per chi ha raggiunto Ostia in auto, “guadagnandosi” le immancabili code del rientro, e una sudata supplementare per chi ha utilizzato i treni della Metromare, alcuni dei quali viaggiano senza aria condizionata.
La vergogna di Castelporziano
La spiaggia libera di Castelporziano, quei Cancelli, come li chiamano comunemente i romani, affoga nel degrado. Preda di parcheggiatori abusivi e di ladri d’auto, manca di ogni genere di conforto per definirla spiaggia libera attrezzata.
L’arenile, con otto cancelli di ingresso, dei quali solo due aperti, è affidato al Comune di Roma e meta di migliaia di bagnanti nel periodo estivo che, nell’anno del Giubileo, si trovano a dover convivere con la totale assenza di bagni pubblici aperti, oltre che di bar e punti di ristoro. Tanto che chi si trova nella condizione di dover utilizzare una toilette ha ben poche opzioni a sua disposizione per risolvere l’urgenza fisiologica: trovare riparo fra le dune, nascondersi nella vegetazione oppure approfittare della privacy offerta dal muro posteriore dei bagni chiusi e lasciare tutto lì. Avvicinandosi, l’odore è nauseante, tra mosche e altri insetti.
I 7 fabbricati, nei quali sono presenti servizi igienici, spogliatoi, docce e posti di pronto soccorso, sono sigillati. Chi va ai cancelli di Ostia non può contare né sui servizi né sui cinque punti ristoro o dell’assistenza da parte di marinai di salvataggio. L’arenile è sporco, nessuno pulisce.
Tutto questo ha una precisa responsabilità, quella del Comune di Roma che ha lanciato il bando per la gestione dei punti-ristoro, con obbligo della cura dei servizi di assistenza a mare e dei gabinetti, soltanto a metà giugno. In Campidoglio gli amministratori si dichiarano certi di poter far funzionare tutto al più tardi a metà luglio. Intanto, il quadro è più che desolante per quello che nel 1965 fu il dono del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat ai romani, per tanti anni fiore all’occhiello della Ostia balneare e popolare.