“Non ho ucciso Willy”, Gabriele Bianchi pubblica un libro per raccontare la sua verità da Rebibbia

Willy e Gabriele Bianchi

Un libro per raccontare la sua verità. “Io sono Gabriele Bianchi, uno dei fratelli Bianchi, carcerato da quasi 5 anni, condannato per un crimine che non ho commesso. Solo leggendo il mio libro capirai che pochi secondi possono cambiarti la vita per sempre. E che un innocente può finire all’inferno senza aver peccato…

Dal carcere alla carta: Gabriele Bianchi riscrive il caso Willy in un libro: “La verità che nessuno vuole accettare”

È questo l’incipit di “La verità che nessuno vuole accettare”, il libro scritto da Gabriele Bianchi nella sua cella del carcere di Rebibbia, dove sta scontando una condanna a 28 anni per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte.

Un delitto che ha sconvolto l’Italia e segnato in modo indelebile la vita del 30enne di Alatri, che si proclama innocente fin dal primo giorno, ma che secondo giudici e testimoni avrebbe partecipato e comunque non ostacolato l’aggressione al povero Willy.

Settantasette pagine che faranno discutere

Settantasette pagine, pubblicate e disponibili online, in cui Bianchi racconta la sua verità, quella che – a suo dire – nessuno ha voluto ascoltare: “Sono vittima di un processo mediatico, con un esito già scritto”, ripete nella prefazione e in diverse parti del testo.

Parole che riecheggiano quanto già dichiarato più volte in aula: “Non sono un mostro senza anima. Io non ho ucciso nessuno”.

La vicenda, però, è nota a molti: la notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 a Colleferro, Willy, 21 anni, venne massacrato di botte mentre si avvicinava a un amico per difenderlo.

Per quella notte, Gabriele Bianchi è stato inizialmente condannato all’ergastolo insieme al fratello Marco, poi ridimensionato in secondo appello. La Corte d’Assise d’Appello di Roma ha riconosciuto attenuanti generiche, fissando la pena a 28 anni, mentre per Marco l’ergastolo è stato confermato.

Altri due giovani, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli (il giovane che si è sposato in carcere), sono stati condannati rispettivamente a 23 e 21 anni.

willy
I fratelli Bianchi

Un racconto di rinascita?

Ma il libro di Bianchi non è solo una rivendicazione d’innocenza. È anche un racconto personale, amaro e introspettivo: “Ho visto sgretolarsi tutto. Ma negli occhi di mio figlio ho ritrovato la forza di credere in un domani diverso”. Una luce, scrive, tra le ombre della cella.

Il testo suscita inevitabilmente reazioni contrastanti: per molti è un tentativo di riscrivere la storia; per altri, la voce – discutibile o meno – di un uomo che chiede di essere ascoltato. In ogni caso, “La verità che nessuno vuole accettare” è destinato a far discutere. E a riaprire, ancora una volta, la ferita collettiva di un caso che ha segnato un’intera generazione.