Sulla tragedia di Ana Sergia Alcivar Chenche, la 46enne ecuadoregna, morta dopo l’intervento di liposuzione in uno studio medico di Roma, sono arrivate le prime risultanze dell’autopsia, condotta oggi dal medico legale, e che hanno già fornito indicazioni cruciali sulle cause del decesso delle donna.
Le prime indagini sul corpo di Ana Sergia Alcivar Chenche morta per una liposuzione, hanno escluso uno shock anafilattico
Inizialmente, si era ipotizzato uno shock anafilattico come possibile causa della morte, una reazione allergica grave e improvvisa. Tuttavia, gli esami preliminari odierni, hanno escluso la presenza di segni di shock anafilattico sul corpo della 47enne.
Questa scoperta, indirizza ora le indagini verso altre piste. Al momento, gli esperti propendono per un decesso legato a un’eventuale embolia polmonare o a una complicazione cardiaca.
Nel primo caso, si tratta di una condizione grave in cui l’arteria polmonare viene bloccata, solitamente da un coagulo di sangue, e che rappresenta una delle complicanze più temute negli interventi chirurgici, inclusa la liposuzione.
Nel secondo caso, la possibilità di una complicanza cardiaca potrebbe aprire all’ipotesi invece di problema preesistente o indotto dall’intervento stesso, che potrebbe avre compromesso la funzionalità del cuore.
Serviranno ulteriori accertamenti
Nonostante le prime indicazioni, la strada per stabilire con certezza la causa della morte è ancora lunga. Il medico legale ha sottolineato la necessità di ulteriori accertamenti istologici.
Questi esami di laboratorio approfonditi permetteranno di rilevare micro-coaguli, infiammazioni o altre alterazioni patologiche che potrebbero aver contribuito al decesso.
Morte di Ana Sergia: indagini per omicidio colposo e studio medico sotto sequestro
La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo in seguito alla tragica morte di Ana Sergia Alcivar Chenche, avvenuta domenica scorsa dopo l’intervento di liposuzione nello studio medico di Torrevecchia.
La struttura, operante senza autorizzazione da tredici anni, è stata posta sotto sequestro. Nel registro degli indagati figurano il chirurgo, l’anestesista e l’infermiera. Ana aveva pagato 4.300 euro per l’intervento, ma ciò che doveva essere una semplice operazione si è trasformato in dramma, con la donna deceduta poco dopo in ospedale.
Sotto accusa anche i ritardi nei soccorsi e la mancanza di defibrillatore
L’indagine si sta concentrando ora anche sui ritardi nei soccorsi e sulle carenze della struttura in cui mancava un defibrillatore, dopo le dichiarazioni de compagno della vittima, preoccupato durante l’intervento poi precipitato, con la richiesta di un’ambulanza, quasi due ore dopo l’insorgere dei primi problemi.
Si ipotizza anche un’accesa discussione tra l’anestesista e l’autista dell’ambulanza privata sull’ospedale dove trasportare Ana, causando un ulteriore ritardo fatale.