Il Liceo Virgilio di Roma si stringe attorno a un sogno: vedere uno dei suoi ex studenti più amati, il cardinale Matteo Zuppi, diventare Papa.
Il Virgilio spera nel suo ex studente: Zuppi Papa! Ma c’è chi per scaramanzia consiglia di non tifare troppo
L’entusiasmo corre veloce tra i corridoi virtuali del gruppo dell’illustre liceo ginnasio dove decine di ex alunni di tutte le età ricordano con orgoglio la figura del cardinale, che frequentava la sezione A, la stessa – come molti sottolineano – di David Sassoli, altro ex studente illustre.
Nel gruppo social il tifo per Zuppi Papa cresce tra ricordi affettuosi e battute scaramantiche. “Se lo eleggono diventiamo tutti vescovi!”, scherza qualcuno.
Qualcun altro propone saggiamente: “Facciamo finta di niente, che chi entra Papa esce cardinale”. Ma la verità è che il cuore degli ex virgilioti batte per lui. “È uno di noi”, dicono. E qualcuno, con un pizzico di orgoglio giallorosso, aggiunge: “Era romanista fracico”.
Tra un aneddoto e l’altro, spunta anche una proposta: “Francesco è venuto dalla fine del mondo, ora tocca a uno da Caput Mundi”. Un Papa romano, ex studente del Virgilio? Il sogno continua con gli occhi puntati sul Conclave.
Chi è il “Bergoglio italiano”
Zuppi, romano doc, classe 1955, è il quinto di sei figli. Fin da ragazzo ha mostrato una grande passione per lo sport, in particolare il calcio – con fede romanista dichiarata – e il basket, che praticava proprio nel cortile del Virgilio.
Erano gli anni in cui, durante la ricreazione, si poteva sentire suonare la chitarra di Francesco De Gregori, altro nome che ha lasciato il segno nella storia della scuola.
Oggi Zuppi è arcivescovo di Bologna (dal 2015) e presidente della Conferenza Episcopale Italiana (dal 2022), ma il suo cammino spirituale e umano ha radici profonde. Nel 1973 incontra Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, e da quel momento inizia una lunga collaborazione che lo porterà a operare con anziani, immigrati e nelle scuole popolari.
Dopo la laurea in Lettere alla Sapienza con una tesi sul cristianesimo, viene ordinato sacerdote nel 1981. La sua prima destinazione? Vicario parrocchiale nella basilica di Santa Maria in Trastevere, cuore della Roma popolare.
Stile sobrio, linguaggio diretto e forte attenzione sociale lo rendono una figura vicina alla gente. Ribattezzato “Don Matteo” o come “Il Bergoglio italiano” è noto per la sua capacità di dialogo, anche con mondi lontani dalla Chiesa, e per la sua posizione fortemente inclusiva.
Tifoso della Roma, ironico e appassionato, viene spesso descritto come un “prete di strada”, che ha mantenuto lo spirito di servizio degli inizi. Un possibile Papa, secondo molti, proprio perché è rimasto profondamente umano.