Matteo Maria Zuppi è tra i nomi favoriti a diventare il successore di Papa Francesco. Romano, ha lasciato un segno a Trastevere, dove la gente lo chiama semplicemente “don Matteo” e ora prega e fa il tifo per la sua nomina. “Don Matte’ Trastevere tifa per te”, lo slogan trasteverino. “Sono più che sicura che sei nato per essere il vero Papa di tutto il mondo. Tifiamo tutti per te”, altro apprezzamento.
Il nuovo Papa, Matteo Maria Zuppi tra i nomi favoriti: a Trastevere è semplicemente Don Matteo, per il resto del mondo il Bergoglio italiano
Battezzato dai media il “Bergoglio italiano”, il Cardinale Zuppi è arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana. Prete di strada ma dal profilo altamente politico, è un ottimo diplomatico con una grande esperienza nelle missioni all’estero.
Zuppi è nato a Roma l’11 ottobre 1955, quinto di sei figli. Nel 1973, studente al liceo Virgilio, ha conosciuto Andrea Riccardi, il fondatore di Sant’Egidio, iniziando a frequentare la Comunità e collaborando alle attività al servizio degli ultimi da essa promosse: dalle scuole popolari per i bambini emarginati delle baraccopoli romane, alle iniziative per anziani soli e non autosufficienti, per gli immigrati e i senza fissa dimora.
A ventidue anni, dopo la laurea in Lettere e filosofia all’Università La Sapienza, con una tesi in Storia del cristianesimo, è entrato nel seminario della diocesi di Palestrina, seguendo i corsi di preparazione al sacerdozio alla Pontificia università Lateranense, dove ha conseguito il baccellierato in Teologia.
Vicario a Trastevere
Ordinato presbitero per il clero di Palestrina il 9 maggio 1981, nella cattedrale di Sant’Agapito martire, dal Vescovo Renato Spallanzani, subito dopo è stato nominato vicario del parroco della Basilica romana di Santa Maria in Trastevere, Monsignor Vincenzo Paglia.
La sua vicinanza alla Comunità di Sant’Egidio lo ha portato, a inizio anni Novanta, a condurre – con Riccardi, Mario Raffaelli e monsignor Jaime Pedro Gonçalves – le trattative per la pace in Mozambico, dilaniato da quindici anni di guerra civile. L’accordo di pace di Roma tra il governo di Maputo e la Resistenza nazionale mozambicana, siglato il 4 ottobre 1992 dopo 27 mesi di trattative, gli hanno fatto guadagnare molta notorietà nel Paese africano, tanto da renderlo cittadino onorario.
I bimbi salvati
Probabilmente, proprio il successo in Mozambico ha spinto Papa Francesco a nominarlo suo inviato speciale in Ucraina e Russia per condurre le trattative volte a trovare una soluzione per i bambini ucraini rapiti e deportati in Russia. Con grande fatica è riuscito a riportarne in Ucraina tanti.
L’incarico si è sviluppato attraverso varie missioni, che l’arcivescovo di Bologna ha condotto tra il 2023 e il 2024, recandosi a Kiev, Mosca, Washington e Pechino.
Paoli Mieli, “un eroe”
Paolo Mileli ha espresso su La7 la preferenza per Zuppi come Papa: “Il mio candidato secco è don Matteo Zuppi perché è stato l’unico che è intervenuto sulla guerra in Ucraina. Ha riportato i bambini rapiti dai russi e si è dedicato a questa missione”.
Mieli sottolinea ha sottolineato il valore dell’azione concreta: “Per me l’uomo che fa invece che parlare e basta, è importante.Conosco le difficoltà che ha avuto, Matteo Zuppi è un eroe della guerra in Ucraina”.
Il miracoli di San Pietro
Ieri Zuppi ha parlato della guerra alle porte dell’Europa commentando il faccia a faccia tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky a San Pietro.
“L’incontro tra Trump e Zelensky è stato il miracolo della diplomazia di Papa Francesco“, ha detto ieri il cardinale Zuppi in una breve intervista a Repubblica.
“Papa Francesco ha fatto il miracolo, perché ha messo insieme, a parlare, nel giorno del suo funerale, Trump e Zelensky — ha detto il cardinale Zuppi — I problemi si risolvono solo parlando, Francesco ha sempre predicato il dialogo e a me Zelensky è sembrato più contento, poi bisognerà vedere quali saranno le evoluzioni, ma è stato un momento importante e comunque il risultato della diplomazia di Papa Francesco“.
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