di Roberto Riccardi
Non piĂą semplici rottamatori o, come si definiscono a Roma, “sfasciacarrozze” ma protagonisti dell’economia circolare. Gli autodemolitori stanno vivendo una profonda trasformazione, passando dalla tradizionale demolizione dei veicoli a un ruolo chiave nella transizione ecologica. Un settore che, solo a Roma e provincia, vale mezzo miliardo di euro, circa un sesto del mercato nazionale stimato tra i 3 e i 3,5 miliardi.
Sono circa 800 gli autodemolitori noti anche come sfasciacarrozze o rottamatori che pur muovendo un mercato da mezzo miliardo di euro a Roma aspettano regole precise su dove e come operare
La svolta verde del comparto si basa su tre pilastri: riduzione dei rifiuti (quindi dell’impatto negativo sull’ambiente), preservazione delle risorse e creazione di nuovo valore. Gli autodemolitori oggi recuperano e rimettono sul mercato componenti ancora funzionanti, riducendo lo spreco di risorse. I materiali non piĂą riutilizzabili vengono avviati al riciclo, trasformandosi in nuove materie prime e alimentando nuovi cicli produttivi. Grazie alle tecnologie piĂą avanzate, persino il “fluff” – la frazione non riciclabile dei veicoli – viene ridotto al minimo.
L’impatto ambientale è significativo: l’economia circolare applicata al settore automotive permette di ridurre il consumo di risorse naturali come acqua, energia e materie prime. Il riutilizzo dei componenti diminuisce la necessitĂ di estrarre nuove risorse, contribuendo alla salvaguardia della biodiversitĂ e degli ecosistemi. Plastiche e altri prodotti non riciclabili, sono smaltiti e, quindi, non abbandonati all’ambiente.
Ma a Roma il settore, che conta circa 200 aziende e 800 addetti, si scontra da anni con un quadro normativo incerto. La mancanza di un piano regolatore specifico ha favorito l’insediamento di attivitĂ abusive e generato tensioni, specialmente in zone come la Magliana, dove la concentrazione di impianti ha causato proteste dei residenti. Sono ancora impresse nella memoria le immagini dell’enorme incendio che ha riguardato gli sfasciacarrozze che operavano lungo via Palmiro Togliatti con effetti drammatici nell’intera area abitata.
Dal 2008 a oggi, i tentativi di regolamentazione si sono susseguiti senza successo. L’ultimo capitolo si è chiuso nel 2023 con l’ennesimo stallo: nonostante le diverse procedure avviate dal Comune per l’adozione del piano regolatore, nessuna è stata portata a termine.
Le sfide non mancano: la gestione dei rifiuti speciali richiede competenze specifiche e impianti adeguati, mentre la concorrenza sleale degli operatori abusivi continua a danneggiare chi lavora nella legalitĂ . A questo si aggiunge la difficoltĂ nel reperire manodopera qualificata, proprio mentre il settore offre nuove opportunitĂ occupazionali.
Il momento è cruciale: con l’aumento del parco auto circolante e l’inasprimento delle normative ambientali, gli autodemolitori potrebbero giocare un ruolo chiave nella transizione ecologica. Le prioritĂ sono chiare: serve l’adozione definitiva del piano regolatore, il potenziamento dei controlli anti-abusivismo e investimenti in infrastrutture per il trattamento dei rifiuti speciali.
La posta in gioco va oltre il valore economico del settore. In un’epoca in cui l’economia circolare non è piĂą un’opzione ma una necessitĂ , gli autodemolitori rappresentano un anello fondamentale nella catena del riuso e del riciclo. La loro capacitĂ di trasformare quello che un tempo era considerato solo “rifiuto” in risorsa li rende protagonisti della transizione verso un modello di sviluppo piĂą sostenibile. Ma senza un quadro normativo chiaro e investimenti adeguati, Roma rischia di perdere un’opportunitĂ preziosa per l’ambiente e l’economia del territorio.
La sfida della transizione ecologica passa anche da qui: dalla capacità di trasformare un settore tradizionale in un modello di economia circolare efficiente e sostenibile. Le istituzioni sono chiamate a fare la loro parte, sciogliendo nodi che si trascinano da troppo tempo. La città eterna non può più permettersi di attendere.
I tentativi andati a vuoto
Ecco una breve cronologia dei tentativi di regolamentare il settore degli autodemolitori a Roma, ancora in attesa di norme chiare su dove operare e con quali strumenti.
- 1997 – Si stipula un accordo di programma tra la categoria degli autodemolitori, rottamatori e Comune di Roma , che sembra finalmente una soluzione dopo decenni di diatribe. Il Comune di Roma si impegna a trovare ed urbanizzare siti dove delocalizzare gli impianti e gli operatori stipulano una garanzia fidejussoria a nome del Comune.
- 2008 – La Regione Lazio approva il “Piano regionale per la gestione dei rifiuti”, che include disposizioni specifiche per gli autodemolitori.
- 2010 – Il Comune di Roma avvia un censimento degli impianti di autodemolizioni e rottamatori presenti sul territorio, con l’obiettivo di attivare il famoso accordo di programma.
- 2012 – La giunta comunale approva una delibera che fissa nuovi criteri per l’autorizzazione degli impianti.
- 2013 – Emanazione di nuove normative ambientali che impongono standard piĂą altri per il trattamento dei rifiuti.
- 2014 – Nel nuovo piano regionale Lazio sul trattamento dei rifiuti, si ribadisce l’importanza di un piano regolatore per gli autodemolitori e rottamatori romani.
- 2018 – Il sindaco di Roma Raggi, stabilisce che l’accordo di programma non è piĂą valido e di fatto chiude gli impianti romani.
- 2021 – Sentenza 189/21 della Corte Costituzionale stabilisce che la Regione non può piĂą delegare ai Comuni in materia di rifiuti…. Il Tar del Lazio , in vare sentenze, ribadisce l’illegimitĂ della chiusura degli impianti, anche in base alla sentenza emessa.
- 2024 – La situazione è in stallo e continua il rimpallo tra Regione e Comune di Roma nella persona oggi del Commissario straordinario per il Giubileo.