Lavori alla ex colonia: centro di ricovero dei clochard con gli unici fondi del Pnrr di Ostia

Partiti i lavori alla ex colonia ed è polemica sull’entità di una spesa che poteva essere utilizzata nel rispetto della vocazione turistica del Lido di Roma

Nella foto la ex Colonia Marina Vittorio Emanuela III - canaledieci.it

Partiti i lavori alla ex colonia Vittorio Emanuele III sul Lungomare Paolo Toscanelli di Ostia. Lavori destinati alla realizzazione di un centro di ricovero dei clochard che getta nel vortice delle polemiche le modalità con cui il Comune di Roma Capitale, proprietario della struttura, ristrutturerà una parte dell’immobile. Tra le voci che ritengono inopportuna quella location per una struttura portatrice di degrado, anche la Confesercenti Ostia.

Partiti i lavori alla ex colonia ed è polemica sull’entità di una spesa che poteva essere utilizzata nel rispetto della vocazione turistica del Lido di Roma

Il progetto è stato, peraltro, finanziato con gli unici fondi, pari a circa due milioni di euro, stanziati a favore del Lido di Roma a carico del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

L’area, per anni occupata dalla mensa Caritas che si è trasferita presso la chiesa Regina Pacis con un punto di ristoro privo di cucine per la distribuzione di pasti riscaldati, sarà riconvertita, entro il mese di settembre del prossimo anno in un “housing first”. Vale a dire un luogo di assistenza temporanea per persone o famiglie senza dimora, e in una “stazione di posta” per la fruizione dei servizi sociali di chi si trova in condizione di marginalità estrema, tra cui, l’iscrizione di una residenza anagrafica virtuale utile, per esempio, ad attivare l’iter per ottenere il permesso di soggiorno.

In base a quanto previsto dalla determinazione dirigenziale del 9 maggio scorso del Dipartimento capitolino delle Politiche sociali e salute guidato dall’assessora alle politiche sociali e salute, Barbara Funari, la ristrutturazione avrà un costo di messa in opera e progettazione pari a 1.036.373,73 iva esclusa, destinata alla cura di 7 persone nell’ “housing first” e di altre quattro per la “stazione di posta”.

Ma intanto si scatenano le proteste contro il disinteresse manifestato dall’amministrazione capitolina per un intervento di restyling che non tiene affatto conto dell’immagine turistica del Lido. Non contro l’iniziativa, di per sé encomiabile dal punto di vista umano e sociale, ma per le sue molteplici ripercussioni.

Dal rischio che i senza dimora possano invadere il litorale, attratti dal centro di accoglienza a quella di una loro iniqua distribuzione nei vari municipi di Roma senza contare la presenza di sistemi di controllo o da parte delle forze dell’ordine in ragione del fatto che il trasferimento nei locali ristrutturati potrebbe avvenire in modo coatto e cioè su indicazione degli assistenti sociali.

Lavori alla ex colonia: centro di ricovero dei clochard con gli unici fondi del Pnrr di Ostia 1

La ex colonia Vittorio Emanuele III, incalza qualcuno, si trasformerà in una sorta di lager riservato a soggetti con marginalità estrema. E tutto ciò senza aver valutato progetti alternativi di abbellimento del lungomare lidense simili, per esempio, a quello che ha indotto il comune di Pescara e Unich, l’ateneo Chieti-Pescara a stanziare 2,5 milioni di euro per rifunzionalizzare l’ex colonia marina Stella Maris risalente all’epoca del Ventennio fascista in un luogo destinato spazi espositivi e allo svolgimento di attività didattiche.

Il progetto della Vittorio Emanuele III -sottolinea Denise Lancia, assessora alle Politiche sociali e alle Pari opportunità del X Municipio- esula dalle competenze locali perché deciso dal Dipartimento capitolino competente, ma rientra nell’ambito di un complesso di interventi destinato a durare tre anni che corrispondono all’arco temporale del finanziamento concordato con l’Ue”.

“Questo significa che chi governerà in quel periodo la metropoli si ritroverà, anche se si tratta soltanto di un’ala dell’ex colonia che cadeva a pezzi e che la Caritas ha dovuto lasciare perché il luogo non era più sicuro, un complesso che potrebbe, per esempio, essere riconvertito a un albergo-ostello per la gioventù. Mi auguro, anzi che la Regione sblocchi i fondi che dovevano essere destinati al restauro completo di tutto l’edificio”.

Nel frattempo, tuttavia, chi denuncia il rischio di un ulteriore degrado dovuto alla presenza di altri senza dimora punta l’indice contro un progetto che non terrebbe conto della necessità di valorizzare il Lido di Roma come risorsa.

La crisi abitativa e il reinserimento sociale delle persone in condizione di fragilità estrema

In passato -risponde Lancia- c’è chi ha paventato che avremmo portato qui tutti i clochard di Roma, sono piovute interrogazioni parlamentari al Senato, ed è arrivata anche la polizia ma si tratta di una sonora sciocchezza perché ‘housing first’ e ‘stazione di posta’ saranno soltanto un punto di prima accoglienza per pochissime persone rispetto alle migliaia di bisognosi, purtroppo, disseminati in tutta la città. La ristrutturazione risponde alla logica di un bisogno abitativo che si sta trasformando nel quadro di un’emergenza epocale in tutta Europa per la scarsità e i costi sempre più elevati degli affitti”.

Una crisi drammatica dell’abitare che crescerà durante il Giubileo e sarà accompagnata da sfratti di persone anziane ma anche giovani. Per gli ospiti della struttura l’esperienza della Comunità di Sant’Egidio presso l’ex bar della Stazione della metromare dimostra, peraltro, che una parte delle persone che ricevono aiuto perché accolte in condizioni di fragilità estrema poi intraprendono un nuovo percorso di vita spesso accompagnato dal reinserimento sociale e lavorativo”.

“Intanto -conclude l’assessora- abbiamo ricevuto il sub impegno contabile dal Dipartimento delle Politiche sociali per procedere alla pubblicazione del bando di gara da 300mila euro per l’allestimento di moduli abitativi da destinare a 24 senza dimora per il 2025 periodo estivo incluso”.

Al vincitore spetterà di realizzare strutture amovibili climatizzate per dare un tetto provvisorio a 16 uomini e a 8 donne. L’abitabilità sarà garantita da condizionatori per i mesi più caldi perché l’obbiettivo è di superare la logica dell’emergenza e fare in modo che queste persone non siano trattate come dei pacchi e cioè rimesse in strada ogni volta che i pochi fondi disponibili nelle casse del municipio vengono spesi.

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