La Procura di Roma ha chiesto la condanna all’ergastolo per Claudio Campiti, l’uomo che ha compiuto la strage di Fidene nel dicembre 2022. Il pubblico ministero ha sollecitato la massima pena per l’autore della sparatoria che ha ucciso Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi, Sabina Sperandio e Fabiana De Angelis. Ma le richieste non si fermano qui: i responsabili del poligono di tiro di Tor di Quinto, dove Campiti si procurò l’arma, sono stati chiamati a rispondere delle loro gravi omissioni.
Campiti aprì il fuoco durante la riunione di condominio a Fidene, uccidendo quattro donne e ferendone altre. Richieste condanne anche per gli altri due imputati
La procura ha ricostruito con precisione la dinamica della tragedia, sottolineando la premeditazione del gesto di Campiti. L’uomo, armato di pistola e con un’intenzione omicida ben precisa, ha fatto fuoco durante la riunione di condominio Valleverde a Fidene, uccidendo le quattro donne e attentando alla vita di altre cinque persone, che sarebbero forse morte se Silvio Paganini non lo avesse bloccato: Campiti aveva con sĂ© ancora oltre un centinaio di proiettili.
Le responsabilitĂ del poligono di tiro
Un capitolo importante della requisitoria davanti alla Prima Corte di Assise, è stato dedicato alle responsabilità del poligono di tiro. Il presidente della Sezione Tiro a Segno nazionale di Roma e un dipendente sono stati accusati di omissioni nel controllo e nella vigilanza sulle armi, con la richiesta di condanna rispettivamente di 4 anni e un mese e di due anni.
Le indagini hanno evidenziato come il poligono di tiro fosse caratterizzato da una “totale assenza di cautele”, con regole poco chiare e controlli praticamente inesistenti. Campiti è riuscito a uscire dal poligono con l’arma in modo estremamente semplice, senza incontrare alcun ostacolo.
Il poligono, infatti, è stato descritto come un luogo dove regnava una sorta di “far west”, con assenza di controlli e un’organizzazione poco efficiente.
L’armeria del Poligono Umberto I (Tiro a segno Nazionale), in viale di Tor di Quinto, venne posta sotto sequestro con lo stop al noleggio delle armi, nell’ambito del procedimento penale per la strage del dicembre 2022, mentre i sigilli al poligono di Tor di Quinto sono stati tolti a marzo 2023.
Le parole del pubblico ministero
Il pm Alessandro Lia ha sottolineato come la strage di Fidene non sia stata un evento isolato, ma il risultato di una serie di negligenze e omissioni. “Quanto successo non era imprevedibile”, ha affermato il magistrato, ricordando come eventi simili si erano giĂ verificati in passato senza che fossero state prese adeguate misure correttive.
Le irregolaritĂ scoperte nella struttura di Tor di Quinto
A settembre di quest’anno fu il questore di Roma Carmine Belfiore a rivelare le irregolaritĂ scoperte nel Poligono di tiro di Tor di Quinto all’epoca dei fatti:
“Proprio in quel poligono di tiro di Tor di Quinto, verificammo che c’erano giĂ stati incidenti e criticitĂ , e risultò evidente che nella struttura di Tor di Quinto l’organizzazione di come venivano distribuite armi e munizioni non andava bene” – spiegò Belfiore, che sulle falle nella sicurezza al poligono, aveva disposto un’indagine amministrativa per capire cosa non aveva funzionato.
E in quell’occasione, nell’aula di Piazzale Clodio, furono ricordati, anche gli altri incidenti avvenuti nel corso degli anni precedenti alla strage in quel poligono, e cioè due suicidi e una rapina durante la quale vennero sottratte delle armi dalla struttura.