Roma, truffe agli anziani: i “centralinisti” a Napoli

La base operativa a Napoli, le truffe a Roma: come agiva la banda organizzata

Roma, truffe agli anziani: blitz all’alba, ordinanza cautelare per 11 persone (VIDEO)
Gli agenti durante l'operazione di questa mattina

I capi due uomini, spalleggiati da altrettante donne, seguiti tutti da una serie di galoppini. Niente di improvvisato. C’è una regia criminale dietro alle truffe che ormai terrorizzano gli anziani a Roma. Nel blitz, che dall’alba di oggi si è chiuso con 11 arresti, è stata sgominata una delle organizzazioni più potenti.

La base operativa a Napoli, le truffe a Roma: come agiva la banda organizzata

Individuati i “centralinisti” (i registi dei raggiri) e i galoppini (gli esecutori) sono state ricostruite 68 truffe a livello nazionale ai danni di anziani vulnerabili, privati di tutto nelle loro case.

Tanto che per i destinatari delle 11  misure cautelari le contestazioni sono ora aggravate dalla circostanza che i raggiri sono stati compiuti ai danni di soggetti deboli e vulnerabili, in condizioni di minorata difesa, in avanzata età ed affetti da gravi patologie mentali e fisiche.

Il falso arresto

Le indagini sono scaturite da una serie di denunce per truffe effettuate nella Capitale tra dicembre 2021 fino al settembre 2022, tutte con lo stesso stratagemma.

Il truffatore si presentava alla vittima come avvocato o appartenente all’Arma dei Carabinieri,  prospettando un pericolo per un familiare, laddove la vittima non avesse versato i soldi richiesti per evitare l’arresto.

Le indagini hanno permesso di ricostruire i numerosi episodi organizzati dall’associazione, operante su tutto il territorio nazionale e a Roma in particolare, con base nel centro storico di Napoli, dove era collocato il “centralino” da cui partivano le telefonate e dove confluivano i proventi dei delitti.

Sul posto si recavano gli esecutori materiali delle truffe, che rimanevano però in costante contatto con i complici presenti a Napoli, da cui ricevevano ordini e direttive.

L’organizzazione

L’organizzazione era capeggiata da due uomini appartenenti ad una famiglia residente nella zona dei Tribunali e di Largo Donnaregina, site nel centro storico di Napoli.

Il promotore dell’associazione un 47enne: suo il compito di elaborare i “piani” criminali, indottrinare i sodali sul modus operandi, individuare le vittime e infine ricevere e suddividere i vari bottini.

L’altro promotore, un 37enne procacciava invece i “citofoni”, ovvero i telefoni cellulari con intestazioni fittizie usati solo e soltanto per commettere la singola truffa e poi gettati, ma rinvenuti e successivamente analizzati dalla polizia giudiziaria.

I promotori ricevevano da un cosidetto perlustratore/esploratore le indicazioni delle vie più appetibili, scelte tra quelle da loro ritenute più tranquille, solitamente site in zone residenziali, potenzialmente abitate da persone facoltose. Le abitazioni individuate erano preferibilmente prive di portierato o dei sistemi di video sorveglianza.

I promotori della associazione criminale affiancati da due donne

Una, 53enne si occupava del reclutamento degli “esattori” ed operava nella sua abitazione, sita nei “bassi” di Largo Donnaregina in Napoli, dove venivano svolte alcune riunioni operative e da dove partivano molte delle telefonate alle vittime. La donna era anche la cassiera dei saccheggi.

L’altra donna, di 57 anni, oltre ad aiutare i sopra citati anche nel custodire i soldi, aveva il compito di proteggere i sodali ed in caso di arresti o denunce di procurare i difensori da nominare.

Le due donne svolgevano inoltre il ruolo di telefoniste con il preciso compito di contattare le vittime, fingendosi talvolta come “Carabiniere e/o Avvocato”, a cui rappresentavano falsamente il coinvolgimento in problemi di giustizia o di polizia di un familiare (generalmente figlio o nipote).

Infine gli altri indagati, quali materiali “riscossori o esattori”, dopo aver ricevuto l’input da Napoli, si recavano presso le abitazioni delle vittime dove asportavano tutto il denaro o preziosi, ovvero tutti i risparmi di “una vita” dei malcapitati anziani.

Di supporto ai “riscossori” e ai “telefonisti”, al fine di far apparire più veritiero il cosiddetto incidente occorso al familiare, le donne fingevano, per telefono, di essere proprio lo stesso congiunto in difficoltà, così contribuendo a far cadere nel raggiro le povere vittime.

Truffe agli anziani, 130 arresti

Dall’inizio dell’anno gli agenti della Questura di Roma e i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno arrestato 130 persone per truffa, quasi tutti giovanissimi e napoletani.

A giugno una delle ultime retate più importanti: i carabinieri hanno arrestato nove personaggi campani: gli sono stati addebitati 34 colpi in due mesi.