Cerveteri, l’ordinanza del sindaco non ferma le incursioni di cinghiali nelle zone abitate

E’ di nuovo allarme nelle frazioni del comune di Cerveteri per l’arrivo di branchi di cinghiali in cerca di cibo

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Foto di repertorio

A Cerveteri, nonostante l’ordinanza numero 17 dello scorso giugno varata dal sindaco Elena Gubetti che dettava misure di protezione delle persone e delle proprietà è di nuovo emergenza cinghiali. L’ultimo attacco da parte di un branco formato da diversi ungulati è stato registrato ieri sera, giovedì 5 ottobre, intorno alle ore 23.00 quando alcuni esemplari che popolano le zone a ridosso di Marina Cerveteri hanno aggredito una donna che portava a spasso il suo cane nella zona adiacente al cavalcavia che collega la frazione di Cerenova a Campo di Mare.

E’ di nuovo allarme nelle frazioni del comune di Cerveteri per l’arrivo di branchi di cinghiali in cerca di cibo

L’attacco, che si era concentrato sul cane di razza Labrador della donna, è stato sventato dalla figlia che è accorsa richiamata sul posto dalle grida della madre al pari di altri residenti che hanno messo definitivamente in fuga anche tutti gli altri componenti del branco.

Il fatto ha destato allarme nella comunità locale che, per un certo tempo, era stata effettivamente risparmiata da nuove incursioni. Lo spopolamento della zona dopo la fine delle vacanze estive e quindi la minor disponibilità di cibo tra i rifiuti deve aver di nuovo spinto i cinghiali all’interno delle aree abitate dove passeggiare la sera, considerate le temperature ancora molto miti, è per molti cittadini ancora un piacere.

Così è di nuovo scattata la polemica tra il municipio di Cerveteri e alcuni abitanti che lamentano l’insufficienza delle misure varate alla vigilia dell’estate dalla prima cittadina. Un provvedimento nel quale era, tra l’altro, previsto, il “divieto assoluto su tutto il territorio dare cibo a tutti gli animali selvatici, anche indirettamente attraverso l’abbandono in strada di alimenti e scarti alimentari”. L’ordinanza suggeriva inoltre che, “In caso di avvistamento di cinghiali, che siano soli o in branchi, è fondamentale mantenere una distanza di sicurezza minima di 50 metri”. Ma se il cinghiale attacca, osservano i critici, non c’è ovviamente distanza che tenga.

Il consiglio degli etologi in caso di emergenza è di produrre suoni in bassa frequenza che permettono di allontanare l’animale disturbandone l’udito

Il provvedimento sindacale disponeva, inoltre, che “tutti i proprietari e conduttori di terreni confinanti o interne al centro urbano” dovessero provvedere alla “rimozione di cespugli ed erbe infestanti, nonché a tenere una buona manutenzione di siepi e recinzioni” per ridurre incursioni indesiderate. Tutte misure che, nel caso degli ungulati, sono state emanate nel tentativo di eliminare o almeno prevenire i gravi pericoli che gli animali selvatici possono costituire per l’incolumità pubblica e la sicurezza stradale e che il sindaco aveva elaborato tenendo conto anche dei suggerimenti dell’Ambito Territoriale di caccia locale.

Ma alcuni etologi dispensano ben altro tipo di consigli per tenere lontani gli ungulati che sono abituati alla presenza dell’uomo e non si spaventano affatto delle grida o anche del battito di mani, così come dei fischi cui viene istintivo ricorrere come prime misure di difesa in caso di minaccia.

Ciò che più di ogni altra contromisura sembra avere una notevole efficacia nei confronti di animali piuttosto invadenti e aggressivi è il ricorso al rumore. O meglio all’emissione di onde di frequenza molto basse che sono poco percepibili all’orecchio umano ma che producono un effetto di disturbo al delicato sistema uditivo uditivo e nervoso di molte specie di animali. Cinghiali inclusi. Emissioni che possono essere prodotte anche con sistemi decisamente artigianali. Per esempio soffiando aria all’interno di una bottiglia di plastica vuota per ottenere risultati davvero inattesi.