Roma, cancro alla tiroide a convegno: le donne si ammalano di più ma cresce la curva di sopravvivenza

In un meeting in programma domani all’ospedale Cristo Re la comunità scientifica analizza la progressione del cancro alla tiroide e le nuove possibilità di cura

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Il cancro alla tiroide parla al femminile, a causa del suo incremento in questa fascia della popolazione, ma cresce anche la percentuale complessiva di chi sopravvive alla malattia per lungo tempo, a patto che gli interventi chirurgici e le conseguenti terapie vengano somministrati in unità ospedaliere altamente specializzate. Sono alcuni dei dati che saranno discussi dalla comunità scientifica domani, venerdì 29 settembre dalle ore 8.30 alle 14.30, nell’ambito di un convegno sulle “Nuove prospettive in chirurgia endocrina” che si terrà presso l’Aula Magna Giovanni Paolo II a Roma in via delle Calasanziane 25 presso l’ospedale generale Cristo Re.

In un meeting in programma domani all’ospedale Cristo Re la comunità scientifica analizza la progressione del cancro alla tiroide e le nuove possibilità di cura

Secondo quanto sta emergendo dalle rilevazioni statistiche, il cancro alla tiroide colpisce maggiormente le donne di età compresa tra i 40 e i 60 anni. Questa patologia, infatti, rappresenta ormai circa il 3/4% di tutte le neoplasie. Un primo dato rassicurante è che il 90 per cento dei noduli tiroidei risulta maligno quando viene sottoposto ad esame istologico. Questo significa che i casi che vengono poi catalogati come patologie maligne sono tra il 5 e il 10 per cento del totale.

Un secondo fattore positivo da prendere in considerazione è che di cancro alla tiroide si può guarire. La curva della sopravvivenza a 10 anni dall’esordio della malattia raggiunge, infatti, il 94% a condizione che il paziente si rivolga a strutture specializzate e non ai reparti di medicina generale. Negli ultimi anni si è, infatti, assistito a un significativo miglioramento dell’efficacia delle operazioni chirurgiche che costituiscono il trattamento primario per coloro i quali scoprono di aver contratto la malattia. Gli interventi vengono effettuati seguendo protocolli sempre più sofisticati, grazie all’implementazione delle nuove tecnologie e delle tecniche operatorie ma anche in maniera molto meno invasiva rispetto al passato. In un numero ancora limitato ma sicuramente destinato a incrementare di casi si può già ricorrere all’uso della robotica.

La chirurgia endocrina si occupa, in particolare, dei tumori che colpiscono tiroide, paratiroide e surrene. Forme rare se non rarissime sono quelle di cancro delle paratiroidi con un caso per ogni milione di nuovi nati e delle ghiandole surrenali che non superano uno o due casi ogni milione di abitanti secondo i più recenti dati AIRTUM.

Al centro del dibattito la necessità di sensibilizzare la popolazione a intraprendere percorsi chirurgici sempre più tecnologici e meno invasivi

Nel meeting in programma domani, presieduto dal professor Rocco Bellantone e dal professor Alfredo Pontecorvi sotto la direzione scientifica del dottor Piero Pinci si porrà, pertanto, particolare attenzione alle nuove tecniche di biologia molecolare, a quelle di tipo operatorio mini-invasive e al monitoraggio intra-operatorio per proteggere da danni accidentali il nervo laringeo responsabile anche del funzionamento delle corde vocali.

Non tutti i pazienti vengono trattati nelle Thyroid Unit e nei centri specializzati di riferimento -avverte il dottor Pietro Princioltre il 50% infatti viene operato in reparti di chirurgia generale dove aumentano i rischi di lesioni al nervo ricorrente con alterazioni della voce che nel 1-4 % dei casi sono temporanee mentre nello 0.2 % definitive o i danni alle ghiandole paratiroidi.”

Il focus sul carcinoma tiroideo al centro dei lavori in programma domani -puntualizza il direttore scientifico del convegno- è motivato dal fatto che quella alla tiroide rappresenta una neoplasia potenzialmente curabile tra quelle che colpiscono le ghiandole endocrine, ma a patto che la patologia venga trattata in modo ottimale in centri di riferimento specializzati. La maggioranza dei pazienti è di sesso femminile e, purtroppo, si registra un aumento significativo dei casi in tutti i paesi occidentali”.

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